Lega, Salvini “sbanca” a Reggio Calabria: comizio in un cineteatro pieno, gente in fila per una foto con lui [fotogallery]

salvini reggio1di Mario Meliadò - L'unica portatrice di Verità vera ci sta aspettando per altri 16 giorni. È la cabina elettorale. In tempi di relativismo, rispetto al comizio pubblico di Matteo Salvini al cineteatro Odeon di Reggio Calabria, ci conviene attenerci alla verità (con la "v" minuscola) dei fatti di ieri sera: come mostrano in maniera indiscutibile le foto, galleria praticamente vuota ma platea gremita di persone e anche con un bel po' di gente in piedi, a sostenere le ragioni della Lega.
A Reggio Calabria.

...Il leader del Carroccio non poteva desiderare un segnale migliore di "sdoganamento" totale della sua ambizione di governare il Paese, sempre che tra gli schieramenti vinca il centrodestra, che la Lega conquisti «un voto in più» di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Noi con l'Italia ...e che gli alleati riconoscano la maggioranza relativa all'interno della coalizione requisito necessario e sufficiente per esprimere il nome da consegnare al Presidente della Repubblica per stare al timone di Palazzo Chigi.

Si attende un'oretta rispetto al preventivato arrivo del «Matteo giusto» (come lo chiamano leghisti, filoleghisti e sovranisti in contrapposizione a Renzi, che evidentemente considerano il «Matteo sbagliato»). Fuori, va in scena la protesta.
Infinite trattative con le forze dell'ordine, con lo staff, col "cordone di sicurezza" all'interno del teatro per guadagnare i centimetri necessari affinché i cronisti possano rivolgere qualche domanda a Salvini, e i fotografi immortalarlo in qualche scatto, prima che salga sul palco dell'Odeon: tutto però si svolge in relativa tranquillità, se si eccettua il battibecco tra un giornalista e un paio di sostenitori "padani di Tremulini" un po' troppo nervosi, capaci di strappare dalle mani del cronista il telefonino con cui li stava filmando e incredibilmente quasi giunti alle vie di fatto, in tutto quel marasma di "fedelissimi", security e forze dell'ordine.

La manifestazione in sé dura un'oretta. Accanto a Matteo Salvini, in arrivo da una serie d'appuntamenti nella dirimpettaia Sicilia, ci sono tutti i candidati leghisti nei collegi calabresi per la Camera e il Senato.
"Apre le danze" il coordinatore calabrese della Lega Domenico Furgiuele, capolista al proporzionale in entrambi i collegi Calabria Nord e Calabria Sud (e così come il candidato di CasaPound Massimo Cristiano, mugugna qualcuno, marito di una delle figlie di Salvatore Mazzei, imprenditore che solo all'inizio di febbraio ha subìto una mega-confisca da oltre 200 milioni di euro di controvalore: ma nell'ordinamento giuridico italiano, si sa, la responsabilità penale è rigorosamente personale). «Alle prossime elezioni o si vince e si cambia, o sarà inevitabile la corsa verso il baratro – argomenta Furgiuele –. Non andare a votare? Comprensibile lo sconforto, ma non è la scelta giusta: significa delegare il futuro dei nostri figli a chi abbaia alla luna e vuol avere patenti di moralità, ma a Roma e a Torino già ha dimostrato di non saper fare assolutamente nulla», implicito quanto plateale riferimento al Movimento Cinquestelle.

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Ma non mancano "botte" anche a Sinistra: «Ma vi ricordate di Matteo Renzi, che i portuali di Gioia Tauro costrinsero letteralmente a scappare da un'uscita secondaria del Museo archeologico? Ma ricordate i manifesti con su scritto "grazie, presidente Oliverio per gli 800 posti di lavoro"? ...Di quello, ci restano i 375 lavoratori rimasti disoccupati e in mezzo a una strada con le loro famiglie! Ci opponiamo a quello, ma anche a un Cinquestelle che ha tradito se stesso, con Di Battista e Grillo che se ne sono scappati, col loro briciolesimo, con la loro doppia moralità che li ha rivelati essere peggio dei peggiori partiti della Prima Repubblica. E con un giovane leader che per quanto lo vogliano far apparire "grande", sempre in giacca e cravatta, in realtà non ha mai lavorato in vita sua e non sa neanche leggere un bilancio» (interessante sarebbe fare la controprova con quanti stanno dentro e fuori dal teatro, anche in una qualsiasi altra giornata, per verificare carte alla mano quanti davvero sappiano leggere un bilancio eccezion fatta per Furgiuele, che del resto fa l'imprenditore. Ma questa è un'altra storia).
Ad avviso di Domenico Furgiuele, sostenendo la Lega si sceglie invece «un'alternativa» e si perseguono «equità e giustizia sociale». In che modo? «Prima vengono i calabresi, prima vengono i cittadini di Reggio Calabria e dopo quanti in attesa mangiano bevono e dormono a nostre spese in hotel a quattro stelle».

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A seguire parla Tilde Minasi, candidata per il Movimento nazionale per la sovranità di Gianni Alemanno e Peppe Scopelliti nel listino bloccato proporzionale della Lega per Palazzo Madama, giusto alle spalle del capolista Salvini. L'ex assessore comunale alle Politiche sociali è la "padrona di casa", ma anche la ragione primaria di una partecipazione così massiccia in platea, come inequivocabilmente dimostrano i volti di molti dei presenti e la stessa "vela" pubblicitaria che campeggia da ore all'angolo dell'Odeon.
In effetti, la Minasi parte proprio dall'intesa sovranisti-leghisti: «Ringrazio i vertici del Movimento per questa scelta, perché hanno riconosciuto nella Lega un partito aderente ai propri princìpi e capace di portare avanti le proprie idee senza condizionamenti, dimostrando in questi anni d'essere l'unico partito che non "inciucia"». Non può mancare il consueto riferimento al finanziamento di Palazzo di Giustizia ad opera dell'allora Guardasigilli leghista Roberto Castelli e alla destinazione a Reggio Calabria della sede nazionale dell'Anbsc, l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alle mafie, ad opera dell'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni (oggi, Governatore uscente della Lombardia che ha deliberatamente scelto di non candidarsi con la Lega a queste Politiche in asperrima, forse insanabile polemica proprio con Matteo Salvini, per la sua leadership da accentratore e per la scelta di non ricandidarlo alla guida della Regione, ottenendone in cambio la promessa di non ottenere mai più candidature di sorta con la Lega: ma tutto questo Tilde Minasi non l'ha fatto presente alla platea, certamente per un'involontaria dimenticanza).

I nostri rappresentanti in Parlamento e al Governo invece, secondo la Minasi «hanno solo guardato ai propri interessi personali e hanno voltato le spalle alla città e alla Calabria intera: è per questo che io, oggi, sono sceso in campo. Perché per movimenti elettorali scellerati, il territorio rischia di rimanere senza un rappresentante, e non è questo il mio modo d'intendere la politica: sono sempre stata al servizio del territorio. E non possiamo più permetterci che la Calabria venga dimenticata da chi la rappresenta, una terra che non ha mai chiesto assistenza ma sviluppo e in cui si combatte una difficilissima battaglia per la sopravvivenza».

Ci sono parecchie incertezze e pause, nello speech di Tilde Minasi, vista assai più in "palla" nelle precedenti occasioni. Accorato l'appello affinché i calabresi possano godere di una Sanità degna di questo nome e possano avere lavoro, «senza essere pesantemente limitati dalla criminalità organizzata: giusto che siano repressi i fenomeni criminali, ma è altrettanto giusto e necessario che sia tutelata l'economia legale, anche rivisitando alcuni istituti che oggi frenano il lavoro». Difficile non pensare alla marea d'interdittive che ha travolto molte imprese private; ma c'è anche altro, come ha fatto presente al cronista già davanti all'Odeon il ceo di Home Restaurant Hotel e ad della Gc Restaurant & Management Gaetano Campolo. E poi, «non possiamo accettare – fa presente ancòra Tilde Minasi – che il presidente del Consiglio si rechi a Pechino per la Via della Seta 2.0 e "dimentichi" di promuovere il porto di Gioia Tauro». L'idea è che la Calabria debba e possa cambiare: «Io ci credo, ma dovete crederci anche voi, il 4 marzo quando andate a votare».

Poi i riflettori sono tutti per Matteo Salvini. Che sa toccare le corde giuste... Bisogna infatti riconoscere come Salvini – magari in maniera diversa e più "moderata" rispetto a un "animale politico" come Umberto Bossi –, al di là dell'accordo con questo o quel soggetto o movimento, abbia "in proprio" un significativo consenso anche a Sud: parla alla "pancia" del Paese con argomenti tra i migliori su piazza nel settore, già sfoderati da Marine Le Pen o Nigel Farage.

Perché il centrosinistra, ad esempio, "apre" in maniera pregnante ai "nuovi italiani" e ha tentato fino all'ultimo il varo dello Ius Soli? Nell'analisi del leader leghista, perché «sa che sempre meno italiani lo voteranno, e quindi cerca i suffragi facendo diventare italiani cittadini di altri Paesi: a casa mia, si chiama voto di scambio!». Quanto a Calabria, Sicilia e Sardegna si scopre poi un Salvini strenuo sostenitore della continuità territoriale, «devi avere gli stessi diritti, se non qualche diritto in più di poter lavorare e metter su famiglia, rispetto a chi vive in un'altra parte del Paese». Del resto l'idea del segretario federale è «di mettere persone normali a fare cose normali: per esempio, in un Paese che afferma di voler vivere di turismo, come si fa a non avere un ministro del Turismo? È come se in Arabia Saudita non ci fosse un ministro per il Petrolio...».
Altro tema forte, la semplificazione fiscale perché «lo Stato deve lasciarti lavorare in pace, basta studi di settore . Ognuno nel suo privato fa quel che vuole, nessuno può essere discriminato in base al suo credo o alle sue preferenze sessuali ma i bambini sono sacri, e hanno diritto ad avere una mamma o un papà, e vale anche per le adozioni, altrimenti "è un'altra roba". Come quelli che reclamano i diritti delle donne e poi "aprono" a cose obbrobriose come l'utero in affitto o i bambini in vendita al supermercato: dovrebbero essere ricoverati – afferma con notevole aplomb il candidato premier della Lega –, perché i bambini non si comprano al supermercato».

E le armi? »Reintrodurre il servizio militare e civile, su base regionale, per i nostri ragazzi e le nostre ragazze», intanto. E poi, "no" ai mille sofismi sulla legittima difesa: «Se stasera tornando da questo comizio trovate un ladro alto due metri dentro casa vostra, secondo la legge dovreste chiedergli: "Mi scusi buon uomo, cosa la porta a entrare in casa mia col passamontagna e il coltello in mano? La legge dice che io posso difendermi in maniera "proporzionale" all'offesa: dunque se lei intende accoltellarmi all'avambraccio me lo dica, perché io potrò difendermi sferrandole un'altra coltellata all'avambraccio...". Ma io, che non ho porto d'armi né pistola, se trovo un ladro in casa di notte e armato, mentre dormono i miei due figli, questo non esce in piedi da casa mia e questo ve lo posso garantire!», afferma Salvini, acclamato dai presenti. Mentre d'altro canto «serve un po' d'equilibrio tra uomo e natura», dunque sì a un'intensificazione della caccia, ad esempio per difendere il territorio dall'insidiosa presenza dei cinghiali.
«E io sono assolutamente contro la 'ndrangheta, che sia chiaro» ribadisce Salvini, che poi reitera la crociata contro i prodotti esteri: «Io voglio mangiare italiano. E voglio normalità e buonsenso: qui in Calabria da Ponti ad autostrade non vi hanno promesso, forse, solo di fare a Reggio Calabria le Olimpiadi e i Mondiali di calcio. Io invece vi garantisco che verranno meno clandestini e saranno espulsi più clandestini: l'esatto contrario di quel che è accaduto negli ultimi anni. E se uno ha lavorato per 40 anni, ha tutto il diritto di andare in pensione, cancellerò la maledetta "legge Fornero"». E qui il prevedibile boato d'approvazione arriva puntualissimo, un po' come al momento dell'annuncio della sua opposizione alla «quota-spada e agli altri limiti alla pesca, mentre il mare viene usato solo per far arrivare immigrati qui con tutti i mezzi. Le donne e i bambini che scappano dalla guerra avranno sempre in casa mia la loro casa: spacciatori e delinquenti, però, io li rimpatrio assolutamente. Dopodiché, tutti dicono "dobbiamo aiutare questa gente": vero. Ma aiutare un bambino a mangiare, dormire e studiare restando in Kenya, oggi, costa 70 centesimi al giorno: qui non bastano 35 euro, che vanno però alla cooperativa che fa i soldi sulla pelle di questi disgraziati, non stiamo aiutando l'Africa ma la stiamo svuotando, aiutando qualche criminale che si arricchisce con le tasse degli italiani e sulla loro pelle».

Alcune fra le prime parole, tuttavia, sono dedicate ai contestatori: «Io parlo a chi sta dentro per ascoltare il comizio, cosa dicono quelli che stanno fuori non m'interessa. Oltretutto, quasi tutti sono i classici "figli di papà", che non hanno il problema di dover aprire domattina la saracinesca del negozio o di andare in ufficio... spesso e volentieri, più "fanno i comunisti", più hanno un bel conto corrente in banca... se rinasco, nella prossima vita faccio il comunista!, anzi no: scherzo – ironizza Salvini –. Questo concetto d'invidia sociale mi rammenta i manifesti di Rifondazione comunista "Anche i ricchi piangano": ma il problema non è far piangere qualcuno, bensì far sorridere chi oggi patisce. E poi questo mi ricorda un episodio recente: stavo in un mercato, e venivano da me i commercianti extracomunitari regolari chiedendomi degli ambulanti immigrati abusivi: "Per favore, caccia quei balordi, se no non riusciamo più a lavorare". Dietro di loro, però, ci stavano quattro manifestanti con la tromba che cantavano "Bandiera Rossa", "L'Internazionale" e "Bella Ciao"... una cosa anche simpatica, sentire queste canzoni nel 2018, un po' da revival musicale anni '60... Mi stanno assai meno simpatici i pacifisti, democratici, antinazisti e antifascisti che vanno in piazza e poi pestano gli agenti: io quelli li metto in galera dal primo all'ultimo», scandisce bene applauditissimo Salvini, che poi accosta alcuni episodi di docenti e dirigenti scolastici picchiati a scuola «a una certa cultura di Sinistra che rivendica i diritti, ma dimentica di far presente che ci sono anche i doveri... Invece, c'è bisogno di dire anche dei "no": chi ce la fa va premiato, chi non ce la fa va aiutato a crescere. Ma quali tasse universitarie gratis per tutti? Se c'è un "figlio di papà" che non ha voglia di far nulla, l'Università non è il suo posto».

Qualche staffilata ai competitor, poi, ci sta: «Volevo dire una cosa sul Movimento Cinquestelle: ma non vorrei disturbarli... sono lì a cercare gli scontrini degli alberghi, dei bar, dei ristoranti... non voglio disturbare le persone che lavorano! E poi, non vinco una battaglia elettorale sulle "disgrazie" altrui. Mi limito a dire che, se professi onestà, poi devi essere anche il primo a praticarla». E poi, un pronostico sulle elezioni: «Io dico che le vinciamo – si sbilancia Matteo Salvini –. Ma sapete come mi piacerebbe vincerle? Con la Lega prima forza del centrodestra e non con tanti parlamentari di scarto, ma due-tre in più di Forza Italia, e mi piacerebbe tanto che quei due-tre deputati e senatori li eleggeste voi, qui in Calabria. Ma non pensate "poi questo torna a Milano e non lo vediamo più": io ho una faccia, e con quella voglio guardare i miei figli finché campo. E quindi, fino a quando i ragazzi calabresi non avranno un lavoro io qui ci torno, e ci torno, e ci torno...». Passaggi scanditi da grandi applausi in sala.
«Io non voglio rimanere confinato in Lombardia, solo nel mio "orticello"». Ammette però, Salvini, che qualcuno dentro la Lega («ormai pochi, eh») gli dice: "Ma che ci vai a fare, in Calabria o in Campania... stai qui a Milano...". «E io invece no, "di coccio": perché servono il federalismo e l'autonomia, perché "meno Stato" e premiare e rispettare i territori serve in Lombardia come in Calabria. Oltretutto, tanti meridionali mi chiedevano: ma perché non posso avere anch'io amministratori-modello come Luca Zaia? Beh, è giusto: il nostro coraggio, la nostra ottima amministrazione non dev'essere un privilegio solo per i veneti o i lombardi, e voi che siete qui stasera mi testimoniate che quest'intuizione era giusta e che anche questa battaglia la stiamo vincendo insieme».
Fermo restando che, «se i politici "di prima" avessero fatto il loro lavoro a dovere, secondo voi ci sarebbe stato bisogno di Matteo Salvini qui? Io dico di no». E in questo solco s'inserisce la necessità di avere anche in Calabria strutture sanitarie e cure adeguate: «Assurdo che, pur pagando le tasse come tutti gli altri italiani, dobbiate andare in aereo a Milano anche per fare la chemioterapia pagando biglietti salatissimi di tasca vostra perché nei vostri ospedali non c'è posto». Idem per il futuro lavorativo, da imperniare sul porto di Gioia Tauro: «Migliaia di container ci passano davanti perché gli ultimi Governi, invece d'aiutare i porti italiani a crescere, li hanno declassati, e così anche per Gioia Tauro che potrebbe dare lavoro a migliaia di lavoro: a me viene il dubbio che questi signori siano pagati da "altri" per fare gli interessi altrui...».

Il 5 marzo Salvini, «un po' stancotto» di fare il periplo della penisola e di tenere un mare di comizi al giorno, spera di potersi «riposare. Nel senso che spero di poter smettere di parlare e, finalmente, passare dalle parole ai fatti, traducendo in fatti quello che abbiamo detto fin qui. A proposito: vedo il cartello "Salvini, salvaci!". Ora, comprendo la facilità del gioco di parole rispetto al mio cognome, ma avete capito male: io non salvo niente e nessuno, posso essere uno strumento utile se voi avete voglia di salvare la vostra terra e il futuro dei vostri figli. Allora attivatevi coi troppi calabresi che pensano di restare a casa il 4 marzo e che votare sia inutile: chi resta a casa ha già perso, chiedete loro di votare per noi».
E non manca un "Viva Reggio, viva la Calabria, viva la Lega" che forse in via Bellerio qualcuno gli starà già pacatamente rinfacciando.

Alla fine del comizio, però, malgrado la stanchezza accumulata nel giro elettorale tra Calabria e Sicilia, Matteo Salvini ha ancora la forza di sollecitare spontaneamente a salire sul palco chi volesse fare una foto insieme a lui: decine di reggini si mettono in fila per una foto con quello che, sperano, il 5 marzo si ritroveranno come premier "del cuore".