L'Italia al voto: "promesse a colori"

stampante-denarodi Mario Meliadò - E' terminata la più scialba campagna elettorale di sempre, e tanti fattori hanno concorso a questo sciapo risultato: per esempio, i media, molti dei quali neppure hanno messo in piedi confronti tra proposte differenti che, in molti casi, gli elettori neppure conoscono. In molti casi, però, la questione di fondo concerne proprio le proposte politiche e programmatiche: spesso contraddittorie, in molti casi mettono insieme "mondi" lontanissimi incollati alla bell'e meglio.

Eppure, molti molti di questi soggetti politici vecchi e nuovi sono accomunati da un fil rouge: l'intolleranza alle critiche, di ogni tipo.

Il top s'è forse registrato con Forza Nuova che non ammette in conferenza stampa i cronisti di Repubblica: intanto perché bisognerebbe semmai passare ai raggi "X" le effettive credenziali forzanoviste sull'ammissibilità alle elezioni, alla luce delle disposizioni anti-fascismo cristallizzate nella nostra Costituzione, ma soprattutto perché vari altri soggetti politici hanno escluso ad personam questo o quel giornalista, questa o quella testata dai propri circuiti informativi (alcuni sindaci, in maniera ugualmente intollerabile, persino dalle conferenze stampa del Comune di riferimento...).

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Ma in genere, la politica – che di consenso si ciba – non ama molto il vizio della memoria. Del ricordare dove si era posizionati due, o cinque, o dieci anni prima. Del trascrivere con puntualità cosa c'è scritto, in determinati fascicoli giudiziari. Del fare presente che su certe questioni (basterebbe citarne una davvero "devastante": l'opportunità di restare all'interno dell'area-euro e comunque dell'Ue) c'è chi ha detto tutto e il contrario di tutto; e, talora, simultaneamente.

Eppure, dar voce a tutti è un conto; registrare acriticamente tutt'un altro discorso. E a noi pare molto molto difficile da accettare, quando si è di fronte a omissioni abnormi o a palesi menzogne. E accade spesso.

Dunque, anche se non ci fosse la (discutibile, per molti versi) normativa sulla par condicio, resterebbe ottima cosa consentire a tutti i soggetti in lizza per le elezioni d'esprimere il proprio pensiero e veicolare i propri programmi in maniera efficace. Però, riscontrare annunci e spunti programmatici, anche in campagna elettorale, è ottima cosa; anzi un rigoroso fact checking si dovrebbe operare molto di più e da parte di tutte le testate giornalistiche.

Specialmente in politica, poi, non c'è alcun "diritto all'oblio": fondamentale, anzi, che ai cittadini-elettori si rammenti chi oggi va dietro un certo candidato e solo pochi anni fa era esattamente dalla parte opposta o si faccia presente la totale insostenibilità di determinate tesi, ove poggino su premesse "malate" che le rendono completamente sballate.

Solo un flash specifico, in questa sede: le promesse elettorali.

Direte: "Ma ci sono sempre state... e anche in passato, quasi mai sono state tradotte in realtà".

Vero.

Però a questo giro si sentono dire pubblicamente delle cose davvero da far impallidire i morti (e per la verità altre, "privatissime", ci vengono talvolta riferite: e queste sono forse le promesse peggiori, oltre che ...quasi sempre tradite).

Il quotidiano La Stampa ha appena quantificato il controvalore delle promesse elettorali fin qui formulate dai vari partiti politici in mille miliardi di euro.

Mille miliardi di euro.

Mille miliardi di euro.

Mille miliardi di euro.

...No, non è un errore di stampa. È che proprio ci sembra assurdo trattare i cittadini come decerebrati.

Mille miliardi di euro equivalgono a 37 "leggi di stabilità" dello Stato (per capirci, l'ultima manovra finanziaria, quella 2017, "valeva" 27 miliardi). C'è chi garantisce che tutti i pensionati prenderanno almeno mille euro al mese, ahinoi senza spiegare queste pensioni quali ulteriori lavoratori le pagherebbero. Chi è pronto a tagliare il debito pubblico del 40% di qui a 10 anni, forse senza considerare che finora, indipendentemente da chi sia stato al Governo, la spesa pubblica e il deficit sono sempre e solo aumentati; e proprio mentre state leggendo quest'articolo, il debito pubblico sta aumentando di circa 4.500 euro al secondo... (Ma forse merita qualche riga in più, questo punto "trasversale", perché tante forze politiche si dicono intenzionate a ridurre il deficit. Mentre finiamo di scrivere, il debito pubblico italiano ammonta a 2 miliardi e 295 milioni di euro: tagliarlo del 40% significherebbe restituire 918 miliardi, detto in altre parole già solo centrare quest'obiettivo equivarrebbe a 34 Finanziarie nazionali). Chi vuol realizzare consistenti investimenti fuori dalle clausole Ue. Chi vuol elargire a tutti gli italiani un reddito "di dignità", o "di cittadinanza" o "d'inclusione" o Dio sa di cos'altro.

Anche in questo caso, tutte le forze politiche però sono accomunate da un tratto molto nitido: indicano coperture finanziarie molto fantasiose (se e quando le indicano), davvero "aeriformi", come per esempio il presunto ricavato futuro di un altrettanto futuro più incisivo contrasto all'evasione fiscale: in realtà, di "lotta all'evasione" di parla da oltre 30 anni, e ancòra nel 2017 si calcola siano state evase imposte di varia natura per almeno 93 miliardi di euro.

Un tale cumulo di balle, che vien a chiedere: non si potrebbe dimostrare un po' più di rispetto per l'intelligenza dei calabresi e di tutti gli italiani?