La Reggina, il "Granillo" ed il sottofondo musicale di Raf

Raf-Ti-pretendo-E-sia-cosidi Paolo Ficara - "Io non ti voglio, ti pretendo". Chissà quante volte avremo canticchiato questo famoso ritornello. Chissà quante volte avrà ribadito il concetto la Reggina, sotto forma di pec, al Comune di Reggio Calabria per quanto riguarda la messa a norma dello stadio "Oreste Granillo". Le disposizioni della Lega Pro impongono la sostituzione di tutti i sediolini della gradinata. La "pretesa" ha una scadenza: il 4 agosto è in calendario il primo turno di Coppa Italia. In passato si è stati costretti ad invertire il campo con la Paganese, quando il problema era rappresentato dal manto erboso: se una città metropolitana non riuscirà neanche stavolta a consegnare uno stadio con i medesimi tempi rispetto ad un qualsiasi paesello, dalle note di Raf si passerà inevitabilmente a quelle di Marco Masini.

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Evitiamo fraintendimenti. Se volessimo acchiappare click e consensi, nulla di più facile che attaccare il politico per schierarsi dalla parte di chi mantiene lo spasso del calcio. Esistono tante piazze in cui determinati presidenti ci giocano, su questo miss-match nell'influenzare l'opinione pubblica, per non pagare. Chi mantiene tante società dilettantistiche nei vari sport, versa regolarmente la quota per usufruire delle strutture. Nel calcio professionistico, invece, qualcuno se ne approfitta e tiene il sindaco di turno sotto il ricatto del possibile sputtanamento mediatico.

Ma non è il caso di Luca Gallo. Il quale non sembra affatto necessitare di assistenzialismo. Situazione opposta, rispetto ad un anno fa.

Proprio nel momento in cui l'amministrazione comunale intravede la possibilità di levarsi dalle spalle il fardello "Granillo", col bando per una possibile concessione secolare alla Reggina, sarebbe delittuoso creare dissidi e/o disservizi. Ma lo stadio, per essere messo a bando, va consegnato a norma. Servono X soldi. Se Palazzo San Giorgio non dispone nemmeno di X diviso 2, lo dica pubblicamente. In modo che Gallo possa valutare l'ipotesi di mettere lui la X. Non solo con la prospettiva di non perdere un incasso ad inizio agosto, ma soprattutto di non dover tenere chiusa la gradinata nemmeno per una partita di campionato. Va da sé che la somma gli andrebbe detratta dai canoni per la concessione, oltre a servire come prelazione.

Certo, sarebbe poco carino. Anzi, per una volta che un presidente dice apertamente di voler spendere per vincere. Indurlo giocoforza a defalcare anche una piccola parte del budget per la costruzione della squadra, sarebbe seccante. In passato c'è stato chi non pagava nemmeno la bolletta della luce. Almeno quei soldi se li fosse risparmiati per allestire una squadra di primo livello, neanche per sogno.

Da quando le vicissitudini della Reggina Calcio hanno fatto sì che la gestione dell'impianto tornasse in mano al Comune, ogni anno sono stati dolori. Fin quando l'affittuario non è il migliore possibile, possiamo comprendere. Ma adesso che c'è tutt'altro tipo di presidente, se i dolori persistono bisogna come minimo assumersene la responsabilità. Altro che "ora vediamo... ora facciamo...".

Non vogliamo bacchettare nessuno. Vogliamo solo essere tutti insieme allo stadio il 4 agosto. Il sindaco Falcomatà prenda in mano la situazione in prima persona. Servono quei seggiolini. E poi non ci sarà nessun problema per il Comune, per i prossimi 99 anni. "Dimmi solo come e quando, dimmi che lui non c'è". Magari, per trovare i fondi ed accelerare le operazioni, alla prossima festa patronale si può organizzare un concerto in meno. Meglio rinunciare a Marco Masini, piuttosto che a Raf.