Rossi (Leu): “La Sinistra troverà la sua strada verso le Europee, ma io non correrò per Strasburgo. E orrori come San Ferdinando non devono esistere mai più”

rossipresidenteemiliarcdi Mario Meliadò - Alla fine non ce l'ha fatta a essere in tempo a Palazzo Alvaro l'assessore regionale all'Ambiente e "big" calabrese di Mdp Antonella Rizzo. Ma in Sala Biblioteca – rivelatasi in verità un po' angusta; però meglio così!, considerato il cronico horror vacui della politica –, a fronte di una platea con presenze "eccellenti", dall'ex assessore regionale Nino De Gaetano all'ex presidente della Provincia Pino Morabito, dal presidente del Consiglio comunale Demetrio Delfino all'assessore al Bilancio Irene Calabrò, gli altri relatori erano presenti per discutere di regionalismo e infrastrutture sociali: il presidente provinciale di Mdp (ed elemento della segreteria nazionale del giovanile del partito) Alex Tripodi, il deputato crotonese di Mdp Nico Stumpo. Intervento introduttivo al "padrone di casa", il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà; conclusioni a cura del Governatore toscano e "pezzo da 90" della Sinistra radicale (Mdp, appunto) Enrico Rossi, che in mattinata era stato a baraccopoli e tendopoli di San Ferdinando, per poi tenere una conferenza stampa al Municipio del centro pianigiano.

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Regionalismo differenziato: è un po' il tema del giorno... Intanto, l'ex presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi ha bocciato duramente il disegno: Rossi, le pare comprensibile il malumore di una Regione "amica" come l'Emilia Romagna del dèm Stefano Bonaccini?

«...Non ho saputo di questa presa di posizione. Credo comunque che il progetto sia sbagliato, il progetto di 20 Regioni ognuna delle quali va per conto proprio significa che non c'è più il Paese: se il Paese si frammenta, è un Paese più debole, a Nord come a Sud. Poi, se congeliamo gli attuali rapporti economici e ognuno si tiene le proprie risorse, vuol dire che il Nord fa la "secessione dei ricchi": non a caso sono "loro" che vogliono 20 autonomie, le risorse prendendole dai contributi che pagano i cittadini, facendoli restare sul territorio... E poi, tutto questo può generare davvero uno scatafascio, un ruzzolare verso la frammentazione».

Per esempio?

«...Mah, io spero che scherzi!, però anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che se ne esce dicendo, con una sorta di "leghismo del Sud", faremo il referendum per l'autonomia totale di Napoli... beh, ci manca solo batter moneta, e poi abbiamo fatto tutto, no? Non possiamo rinnegare in un colpo solo i valori del Risorgimento, nei quali io ancòra credo, per quanto con tutte le criticità che ha avuto..., specie al Sud, e poi i valori costituzionali, che prevedono un Paese unito... Altra cosa è discutere di un regionalismo collaborativo, di un regionalismo che dialoga con lo Stato, di un regionalismo anche cooperativo: io e il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio ci sentiamo su molte cose e vogliamo collaborare».

Sì però, presidente Rossi: visto che lei citava de Magistris... A poche settimane, tutto sommato, dalla presentazione delle liste per le elezioni europee, a che punto siamo con la Sinistra? I movimenti "dal basso", le realtà civiche, Dema, i soggetti ecologisti, le "anime" che hanno dato vita a Liberi e uguali paiono andare un po' ognuno per conto proprio. O no?

«Mah, io posso dire la mia opinione personale: secondo me occorre costruire uno schieramento "per l'Europa", per non tornare indietro dalla costruzione europea, ma per costruire un'Europa diversa, dei lavoratori, dei cittadini, attenta allo sviluppo, attenta ai temi della tutela dei diritti, attenta al lavoro... Quindi, sì all'Europa, ma a un'Europa diversa. Fuori dall'Europa, non c'è futuro per nessuno: siamo nella realtà globalizzata, dei grandi Stati-nazione... lì bisogna stare!, lì si costruisce un'Europa socialista, come dicevano appunto i nostri a Ventotene. E poi, credo che rispetto a questi nazional-populisti che ci governano, che poi hanno una cultura comune, alla fine... per alcuni aspetti una cultura post-fascista, per altri una cultura populista né di Destra né di Sinistra ma che poi porta a volersi addirittura alleare coi gilet jaune che in Francia vorrebbero addirittura il colpo di Stato... Io penso, ecco, che bisogna sviluppare nel Paese una lotta seria per costruire un'alternativa ai gialloverdi, perché il Paese deve maturare la coscienza che c'è uno schieramento democratico, "costituzionale", che contro questi si batte».

Ma quella che sta prendendo corpo è la "vera" secessione, quella pensata dalla Lega di un Umberto Bossi oggi in gravi condizioni di salute?

«C'è una Lega nazionale che "bastona" i migranti per raccattare voti, e poi una Lega del Nord che invece è la "solita" Lega padana, che vuol tenersi le risorse... ma siccome, come si suol dire, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi... se ne stanno accorgendo, gli italiani».

Esiste ancòra l'Italia?

«Ma io penso di sì, nel sentimento di gran parte dei nostri connazionali... "Esiste" e "resiste": ho visto, ad esempio, stamattina a San Ferdinando, che resiste bene».

Vabbè, ma non per indulgere ai soliti nominalismi, per una volta parliamo anche di ...Enrico Rossi: allora che fa, si candida per Strasburgo? E d'altra parte, se non si candida: ultimo anno da presidente della Regione Toscana e poi, dopo 35 anni consecutivi d'incarichi...?

«...Assolutamente, non mi candiderò al Parlamento europeo. Finisco di fare il presidente della Regione Toscana e arrivo fino in fondo al mio mandato... se mi sarà consentito».

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Durante l'intervento di Rossi che ha chiuso la discussione sul tema Contro la secessione dei ricchi. Infrastrutture sociali: un nuovo piano d'investimenti, poi, vari i riferimenti di Rossi al futuro a breve termine della Sinistra («Ricostruire la Sinistra e, dentro, costruire anche un'alleanza democratica alternativa a questo Governo nazionalpopulista che, a mio parere, sta portando il Paese alla rovina...») come pure a San Ferdinando («Ho visto coi miei occhi una situazione che spesso è sui media nazionali: ma un conto è vederla così, altro vederla coi propri occhi... fa impressione, colpisce di più... E Matteo Salvini, almeno in veste di ministro dell'Interno, non può limitarsi a dire "mando le ruspe", giusto per lucrare un po' di consensi... deve dire anche che cosa fa. Io ricordo un grande sindaco di Roma che mandava le ruspe a spianare le baracche, ma solo perché non voleva venissero riassegnate; nel frattempo, però, pensava alle soluzioni abitative alternative... Noi siamo riformisti!, siamo positivi, ma seppur gradualmente bisogna superare questa situazione, che è una vergogna per tutto il Paese»).

Del resto, il leader della Lega è un po' un'ossessione, a Sinistra: così, Enrico Rossi contesta vivacemente la mania salviniana d'indossare questa e quell'altra uniforme dei tutori della legge («Ma che messaggio lancia? E poi, mi ricorda un po' troppo quell'altro signore... che guidava il Paese, e usava vestirsi con un'indefinita divisa e far proclami da un certo balcone e da un certo terrazzo... Anche se la Storia non si ripete mai del tutto, il messaggio è uguale, "lo Stato sono io, io..."».

E ancòra, l'esigenza di politiche redistributive («Da Presidente di Regione, ho avuto a fronteggiare la situazione di Livorno, della costa, che è una zona dove i livelli di disoccupazione e di produzione del Prodotto interno lordo, la ricchezza generale, il tessuto anche sociale è più debole rispetto al centro della Toscana che invece "gioca" sul grande asse Milano-Roma e vede una presenza più forte della piccola impresa... C'è sempre un "Sud", questa è la verità: ma se la costa toscana fosse forte come la zona centrale, la Toscana diverrebbe una delle regioni più forti d'Europa... Per lo Stato, non vale lo stesso?»).

Oltre che, naturalmente, il "piatto forte" del regionalismo differenziato, con un Governatore toscano convintissimo che nei fatti "Regioni-Stato" come la Lombardia o il Veneto «alla fine, fanno il gioco della Baviera e della Mitteleuropa. Ma se l'Italia si spezza tra un Nord di "staterelli" forti e questi pensano di farcela da soli... in realtà, diventeranno il Sud della Mitteleuropa, e noi non conteremo più nulla in Europa. Non per niente adorano Trump e Putin, cioè i maggiori nemici dell'Europa», argomenta Rossi. «In un mondo globalizzato, un'Italia frammentata dove pensa d'andare? Saremo tutti più poveri... "Indietro tutta", questo è il pensiero che ha in testa da un po' di tempo a questa parte chi sta governando il Paese».