Cinquestelle, Azzerboni l’imperturbabile: «Ero nella Massoneria, ma accetto l’espulsione, voterò e farò votare M5S perché sono pentastellato “dentro”. E, se eletto, lascerò Palazzo Madama»

azzerbonidi Mario Meliadò - Docente d'Elettrotecnica al Dipartimento d'Ingegneria dell'Università di Messina, dov'è stato anche vicedirettore dell'ex Diecii (Dipartimento d'Ingegneria elettronica, chimica e Ingegneria industriale), 65 anni e un robustissimo patrimonio d'esperienza (non solo professionale), Bruno Azzerboni – fin qui candidato al Senato per il Movimento Cinquestelle nel collegio uninominale di Reggio Calabria – incarnava il prototipo degli aspiranti parlamentari che avrebbero dovuto offrire "profondità", spessore alla pattuglia genuina e talora naif dei candidati pentastellati.
Disponibile, pacato, amato dai suoi studenti, con un passato politico di Sinistra, Azzerboni aveva anche dalla sua l'inserimento in uno dei collegi in cui Cinquestelle pareva (e perché no?, tuttora pare) avere maggiori chance qui in Calabria. Un po' incredibilmente, è invece finito nel "tritacarne" mediatico nazionale per quella che alcuni hanno letto come una perfida menzogna dolosa ma che invece, a sentire lui come del resto l'entourage del movimento fondato da Beppe Grillo, è stata solo una banale svista dovuta all'imperfetta conoscenza delle (poche) regole interne al movimento: non ha detto a nessuno, Azzerboni, d'essere stato un membro dell'invisa Massoneria.
Risultato: espulsione da Cinquestelle, inibizione dell'utilizzo di logo e simbolo in vista delle Politiche del 4 marzo benché a campagna elettorale ormai al giro di boa, perentoria richiesta di dimissioni da senatore in caso d'elezione, riserva da parte di Luigi Di Maio & C. di richiedere danni morali e materiali per quanto prodotto dalla mancata comunicazione di una circostanza considerata fondamentale.

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Professor Azzerboni, allora è vero che lei è stato massone? O per caso lo è ancòra?
«Ma assolutamente non lo sono più. Vero è invece che lo sono stato, sì. Io sono stato massone, e per me è un'esperienza chiusa: un passato che non ho neanche reputato importante, in assoluto. Nella vita "normale", fuori dalla politica, se lei si fidanzasse con una ragazza credo che le interesserebbe cosa fare insieme a lei in futuro, non cosa la ragazza abbia fatto in passato». (Un crinale, questo, un po' sdrucciolevole: anche perché Cinquestelle fin dall'inizio non ha ragionato così, tantomeno ha ragionato in questi termini rispetto alle esperienze politiche pregresse, come sanno sulla loro pelle parecchi aspiranti a un seggio esclusi dalle recentissime Parlamentarie proprio per essersi candidati con altre forze politiche in passato).

Era massone... di quale obbedienza, scusi?
«Ero nel Goi, il Grande Oriente d'Italia. E comunque...».

...Comunque?
«E comunque, non mi pare d'aver fatto niente d'illegale né d'immorale, credo. O no?».

Assolutamente no. Peraltro, nell'era Bisi, il tema "trasparenza" è stato assai evocato, epperò controverso al punto che non sono stati neppure consegnati gli elenchi degli iscritti del Goi alla Commissione parlamentare Antimafia... C'entra qualcosa quest'accezione del "riserbo", nella sua mancata comunicazione del proprio status di ex "libero muratore" ai vertici pentastellati? Peraltro, si ha la sensazione che il nodo non stia nel suo passato massonico: "Ci hanno mentito", ha detto Di Maio di lei, Landi e Vitiello.
«Ma no, ma quale riservatezza... Il nodo vero è che io non ho trovato alcun documento in base al quale io fossi tenuto a dichiarare questa mia pregressa appartenenza alla Massoneria! A me è stato chiesto di candidarmi, e io ho accettato. Dopodiché, ho solo firmato l'accettazione della candidatura che ho portato al Comune, all'Ufficio elettorale per l'autentica della firma. Punto. Fine. Basta. Anzi, no: mi hanno chiesto anche l'autocertificazione sui carichi pendenti: e grazie a Dio, moralmente e legalmente sono "pulito" e ne vado a testa alta. E ancòra oggi esco e guardo tutti negli occhi, a testa alta, perché di quel che ho fatto in tutta la mia vita fino a oggi non ho niente di cui vergognarmi».

In un certo senso, è lei a muovere un addebito di "mancata chiarezza" nelle sue regole al Movimento Cinquestelle... no?
«Ma assolutamente no!, io non muovo addebiti a nessuno... Piuttosto, vorrei fosse chiaro che io sono e, anche se non posso più esserlo "ufficialmente", resto al mio interno un pentastellato: non c'è dubbio alcuno, su questo. Voterò Cinquestelle, purtroppo formalmente non potrò più fare campagna elettorale solo perché inibito dall'uso di logo e simbolo».

Sì, ma in concreto oltre al suo voto personale continuerà a supportare e a chiedere di votare M5S, anche se non per sé, malgrado tutto quel che è successo?
«Ma certo! Nel mio cervello io sono e rimango Cinquestelle. E ribadisco che mi adeguerò assolutamente a ogni decisione che verrà adottata nei miei confronti».

Cinquestelle ha avuto fiducia in lei; al di là di quella che qualifica una mera svista, lei continua a riporre fiducia nel movimento. Ma una "sintesi hegeliana" non si può trovare? Ha provato a rapportarsi coi vertici pentastellati nazionali per chiarire com'è andata davvero?
«Io capisco che "la legge non ammette ignoranza", ma io non ne sapevo nulla. E questa richiesta di dichiarare la propria appartenenza passata alla Massoneria, sinceramente, io non l'ho vista scritta da nessuna parte. E poi per me è un fatto passato. Torno a fare l'esempio di un potenziale fidanzamento: se mi viene chiesto del mio passato io lo dico, altrimenti mi faccio i fatti miei!, perché quel che conta per me è quando ci conosciamo, da lì in poi. Quello che ho fatto prima, a meno che io sia un criminale o abbia carichi pendenti, non m'interessa...».

D'accordo: ma visto che lei "si sente pentastellato dentro", non potrebbe esserci un chiarimento definitivo, magari anche in un secondo tempo post-voto? Fin qui, che interlocuzione ha avuto al riguardo col movimento, con lo staff? Sappia
«Sono stato contattato da qualcuno, non ad altissimo livello, eh. Quel che ho detto, è ciò che ho appena detto a lei: che non sapevo, che non ho attribuito alcuna importanza alla parentesi del mio passato nella Massoneria, e che qualsiasi decisione verrà presa verso di me, io l'accetterò; anzi, l'accetto fin d'ora. E che quantomeno nella mia testa, io continuo a ritenermi un pentastellato».

Certo, però, le regole statutarie di un partito o movimento sono una cosa, l'ordinamento giuridico italiano un'altra. A differenza che per le "Parlamentarie", una volta firmata la sua candidatura è irrevocabile, indipendentemente da Cinquestelle o dalla sua personale volontà. E dopo il 4 marzo, dunque? Di Maio & C. le hanno chiesto di dimettersi: se eletto senatore, davvero lascerà?
«Ho già detto che io mi rimetto a quel che vuole il Movimento Cinquestelle. E la prego d'essere preciso nel riferirlo, perché ho un'immagine da tutelare presso i miei studenti: e se lei vedesse la mia pagina ufficiale vedrebbe incredibili attestati di stima da parte dei miei allievi, che mi ricompensano più di mille voti!, da parte di persone che neanche mi possono votare perché in altri angoli d'Italia o all'estero, che hanno questo grande concetto di me, il che mi onora moltissimo».

Reazioni dal Pianeta Massoneria e dal mondo universitario, ne ha avute?
«Dal mondo della Massoneria no, anche perché non ne faccio più parte e insomma non ce ne sarebbe neanche motivo. Sul versante universitario, tante: molte attestazioni di rinnovata stima e di solidarietà nei miei confronti. Del resto, mi creda: di me tutto si può dire, fuorché che io sia un disonesto».

...Per la verità, questo non lo dicono neppure le "alte sfere" di Cinquestelle, eh. A proposito di questo, anzi: rispetto ad alcuni casi emersi dopo le Parlamentarie ma soprattutto a margine della cosiddetta "Rimborsòpoli a 5 stelle", la sua reazione si distingue nettamente, non crede?
«Mah... io credo che ognuno risponda delle proprie azioni alla propria coscienza e alla propria morale. Non sono minimamente in grado di giudicare gli altri. Chi ha fatto ricorsi? Non ritengo vada condannato dagli altri iscritti: probabilmente, i ricorsi sono stati avanzati da parte di persone che ci tenevano particolarmente a dare il proprio contributo e a essere utili alla causa da una postazione parlamentare dove sentivano sarebbero stati in grado di farlo al meglio, ecco. Io invece sto benissimo così. Veda, io provengo dalla Sinistra: e dalla Sinistra "vera", non da quella che c'è adesso... Sa chi era il sindaco Michele Musolino, vero?, conosce l'integrità morale che ha avuto quell'amministratore di Reggio Calabria? Era mio zio, perché era il fratello di mia madre... vengo da quella famiglia lì, la stessa del senatore pci Eugenio Musolino, incarcerato perché antifascista, da quella rettitudine morale di famiglia... Forse non c'è bisogno d'aggiungere granché. Anzi, una cosa me la lascia aggiungere?».

Precisione nelle argomentazioni e disponibilità a rispondere su tutto fanno ben capire che lei, Azzerboni, a differenza di altri non è uno che "si nasconde". Cosa voleva aggiungere?
«...Ci tengo ad aggiungere che io nella Massoneria, comunque, sono entrato quando ero già al massimo della carriera: non potevo riceverne vantaggi, né ne ho effettivamente ricevuti, né ne ho dati io».

Visto che lei stesso ha ripreso il tema-Massoneria, però, voglio chiederle anche: ma lei il Goi l'ha lasciato perché stava abbracciando la causa di Grillo&C.?
«Ma assolutamente no!, non mi lascio mai condizionare da nessuno nelle mie scelte, e anche in questo caso è andata così. Si tratta di una riflessione ponderata, maturata gradualmente e che ha portato a una scelta tutta interna mia. A un tratto, arrivi a un punto... Io sono stato per anni nei club service: mi accusano anche di questo, lo sa? Ebbene sì, sono stato per anni nel Lions e presidente Lions per due mandati: ma a un certo punto anche queste cose cambiano, poi uno può anche annoiarsi, magari poi ci si stanca... Essendo un ingegnere, poi, la curiosità fa parte di me: conoscere, frequentare gente, e poi mi piace tantissimo essere "normale", umile tra gli umili... magari anche altero con gli alteri, eh. Mentre purtroppo oggi noi "additiamo" l'onesto, che invece sarebbe quello "normale"... È tutto cambiato, oggi: quel che è "normale" diventa "anormale"... ecco perché talvolta mi sento estraneo a questo mondo. Io, per dire, con la mia fedina penale linda, io che in Tribunale ci vado spesso ma solo come ctu per qualche perizia, e che per il resto ho contatti con la Legge solo quando mi càpita di dover pagare qualche multa..., volevo giusto mettere a disposizione il mio entusiasmo e le mie conoscenze nel campo delle energie alternative. Adesso la mia normalità la metto al servizio del Movimento accettando scrupolosamente tutte le decisioni che mi riguarderanno. Singolare? No: questo è, o forse dovrebbe essere, un comportamento normale, mi creda».