In piazza, la protesta (non proprio british). Ma il vento della critica soffia più forte sui social [fotogallery]

copertinadi Mario Meliadò - «Reggio non dimentica», dicono alcuni. Altri però preferiscono valorizzare il glocal, e brandiscono un cartello con su scritto alla meglio: «Salvini: a fissa 'i to' mamma», e a tratti anche "insospettabili" esponenti di blasonate associazioni si esibiscono in coretti che suonano «Fascisti, carogne / Tornate nelle fogne» e sembrano indirizzati a una Lega che però, attenzione, si dice esplicitamente antifascista (anche se in realtà tra i sostenitori al cineteatro Odeon se ne vedranno parecchi, di fascisti dichiarati visti mille volte esibirsi nel "saluto romano" e che amano sfoggiarlo ancòra nel 2018).
È il variegato mondo che dà corpo alla protesta anti-Salvini (assai più che antileghista) in piazza de Nava, composta ma non esattamente british, promossa da tre ragazzi: Christian Alampi, Francesco Nicolò (appena 18enne) e Antonio Sapone (quest'ultimo copromotore dell'iniziativa assente perché bloccato, all'ultimo istante, da motivi personali). In totale una sessantina di persone, ma – pur senza bandiere né simboli, come espressamente richiesto da chi ha ideato e fortemente voluto la manifestazione – c'è anche una delegazione di Potere al popolo e si notano docenti universitari come Mimmo Gattuso ed esponenti del mondo delle associazioni (l'Arci, presente lo stesso presidente provinciale Davide Grilletto, Il Cuore di Medea, in testa il presidente ed ex assessore comunale Patrizia Gambardella, e altre ancòra).

Diciamo anche che, a fronte di poche decine di manifestanti – che però hanno sfidato la pioggia e il freddo, per esserci – la Questura reggina ha disposto un servizio d'ordine pubblico "da Portella della Ginestra": blindati, agenti in assetto antisommossa, cordoni per impedire al corteo (un parolone) un'improbabile "presa dell'Odeon". Ma tutto con grande professionalità e massimo rispetto dei manifestanti e delle loro ragioni, anche quando qualcuno "sbarella" un po' e va a provocare apertamente i pochi – in quel momento – attivisti pro-Lega in attesa davanti al cineteatro. E appena arriviamo davanti al Museo archeologico nazionale, a pochi centimetri ci ritroviamo anche qualcuno che bestemmia: «Mannaja alla...». No, non è un manifestante: è un cittadino non di primissimo pelo che però ha "scordato" l'ampio divieto di parcheggio nell'intera zona e s'è quindi beccato un'incontestabile multa da parte della Polizia municipale, a sua volta assai attiva nell'area.

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«Ho solo 18 anni, sì – dice Francesco Nicolò al Dispaccio.it –. Io volevo venire a protestare solo: poi su consiglio di Christian e Antonio abbiamo creato un evento su Facebook e oggi mi fa piacere che oggi la gente ci sia. Il motivo della nostra contestazione è che il "signor" Matteo Salvini, oggi candidato premier, per anni ha vomitato ingiustificatamente insulti sul Sud e sulla Calabria: noi non lo accettiamo e ci ribelliamo. Questo è il nostro grido. Non basta eliminare la parola "Nord" dal simbolo del partito, perché noi non dimentichiamo. Scontato che questo maquillage, che include la presentazione delle liste in tutt'Italia e dunque anche qui in Calabria, sia "tutta facciata", un'azione ricollegabili alle ambizioni di andare oltre una semplice alleanza nel centrodestra e scalare Palazzo Chigi. Del resto Salvini l'ha detto ovunque: vogliamo diventare il primo partito. Per farcela, sa benissimo che non bastano i voti del Nord, della sua inesistente "Padania": per questo ha eliminato quella parolina "Nord" ed è sceso al Sud a chiedere voti. E noi, ripeto, tutto questo non l'accettiamo».

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Gli fa eco il 24enne Christian Alampi, che per buona parte del sit-in in piazza e del breve, brevissimo tragitto (causa argine di sicurezza delle forze dell'ordine) del corteo abbiamo visto col megafono in mano: «Fiero di essere reggino. E la presenza di Salvini a Reggio Calabria mi ha indignato molto, così come ha indignato parecchi giovani e associazioni che sono qui per questa manifestazione pacifica, che ha un solo, semplice scopo: dare un "segnale" a Matteo Salvini, per fargli capire che non deve venire in Calabria a raccattare voti, perché la Lega rimane sempre e comunque "Lega Nord", con gli ideali del federalismo e un'idea malata dei "meridionali che rubano"». Sì, ma c'è un problema di, diciamo, ingegneria costituzionale: la candidatura, perfettamente legittima, del leader leghista a guidare il Paese. Tutto intero, Calabria inclusa. E quindi? «Questo non me lo auguro di sicuro – replica Alampi –, comunque il centrodestra è una coalizione un pochino instabile: Berlusconi e Salvini dicono che resteranno compatti anche dopo il voto ma probabilmente non sarà così. Vedremo. Intanto non ci convincono neppure misure come la flat tax, che vanno ad aiutare chi non ne ha bisogno come i ricchi. I migranti? ...Ma c'è già il "decreto Minniti", che sta riducendo l'immigrazione in Italia in maniera sensibile». Una specifica importante, questa: l'idea degli stessi promotori della manifestazione è che, diversamente da quanto sostenuto anche da alcuni che ci hanno sfilato insieme, l'immigrazione in sé non sia un valore da tutelare. Epperò si dice da sempre "conoscere, per deliberare"... pronti ad ascoltare il comizio di Matteo Salvini, per poi farvi un'idea alla luce delle sue argomentazioni? «Ma proprio no. Noi all'Odeon non ci saremo, a Salvini non daremo tutta quest'importanza: se ha qualcosa da dire a noi, ascolteremo ciò che avrà da dirci. Ma non si possono dimenticare le sue orrende parole sui giovani del Sud che avrebbero "rubato il lavoro" a quelli del Nord: inaccettabile. Anche per questo vogliamo dire e forte e chiaro ai media, all'opinione pubblica che Matteo Salvini e la Lega non c'entrano nulla con lo scenario politico al Sud».

Fin qui la protesta "vera", quella fatta di gente in carne, ossa e ...ombrelli (visto il meteo). Ma forse è più "vera" dal punto di vista numerico, e soprattutto dei toni..., quella operata da centinaia e centinaia di persone «incazzate» e che, come ormai spesso accade, sta dietro a un display. L'orda dei delusi/disillusi/colpiti al cuore dalla massiccia presenza di reggini all'arrivo di Matteo Salvini, considerato "nemico giurato" della città. E poco importa che nell'analisi (non sempre impeccabile, per la verità) di qualcuno il cineteatro si sia riempito esclusivamente grazie al "tifo organizzato" degli scopellitiani, o per il desiderio di scelte fortemente diverse e "di rottura" fomentato dall'antipolitica, o per tanti altri motivi ancòra.

«Reggio è una donna che la dà al primo venuto per una manciata di centesimi» scrive – per dire – l'ex capogruppo pidiellino a Palazzo San Giorgio Antonio Nicolò: uno che, pure, lo scopellitismo l'ha conosciuto bene "da vicino". Ma va forte soprattutto la citazione di un Salvini "d'annata" al Congresso del 2013 dei Giovani padani: «Ho letto sul Sole-24 Ore che ancòra una volta verranno aiutati i giovani del Mezzogiorno. Ci siamo rotti i coglioni dei giovani del Mezzogiorno, che vadano a fanculo i giovani del Mezzogiorno!». Parole che evidentemente però non hanno infastidito più di tanto i sostenitori di Furgiuele, Minasi & C.
Intanto giornalisti d'esperienza pluridecennale, autorità del mondo dello sport, sindacalisti esprimono tutto il proprio stupore. Ma post, commenti, interventi vari sconcertati (molti anche denigratori, moltissimi disinformati, come nel caso dei tanti post nei quali campeggiano fotografie di una sala desolatamente vuota: scatti effettuati ben prima che Salvini arrivasse all'Odeon).
Non mancano neppure i disillusi-rassegnati, eh: perché, tanto, «Rrriggiu vutau puru pi' Razzi!» e, nell'analisi di turno, non ha davvero nient'altro da dimostrare in negativo. Ineccepibile.
Menzione d'onore a Carmelo Idone per una frase che, senza neppure una parolaccia (!), riesce a coagulare molto bene il senso, le ragioni e la consistenza dello stupore di moltissimi reggini e calabresi circa il sostegno tributato a Matteo Salvini, oltre che riguardo al supporto offerto dai candidati nella lista della Lega e dai loro sostenitori: «Ha preso i voti al Nord dando dei pezzenti a tutti noi. Adesso è venuto dai pezzenti per prendere i voti, e i pezzenti hanno acclamato. Salvini aveva ragione: qui siam pieni di pezzenti».