Andrea Carnì racconta le "Cose storte": misteri e segreti sulle navi dei veleni

cosestortedi Lavinia Romeo - Nel settembre del 1987 un mercantile battente bandiera maltese, carico di "merda", solca le acque cristalline del Mar Mediterraneo. Dopo pochi giorni l'imbarcazione sparisce misteriosamente, affonda a largo di Capo Spartivento, trascinando con sé il suo segreto ed una spaventosa scia di morte.

Resta un mistero da dipanare quello della motonave "Rigel" e delle altre "navi a perdere" sparite nel Mediterraneo con a bordo rifiuti e scorie radioattive, navi presumibilmente fatte affondare per seguire il disegno di un network internazionale che connette 'ndrangheta e camorra con alcuni grembiulini massonici sporchi di veleno ed ancora patti politico-economici tra imprenditori, trafficanti e servizi segreti deviati.

Partendo da una minuziosa raccolta di fonti documentarie e d'archivio (quasi totalmente inedite), tra cui gli atti desecretati in mano all'allora Sismi (il Servizio segreto militare), Andrea Carnì, giovane scrittore calabrese e ricercatore, prova a riordinare le tante "Cose Storte" che emergono dal frammentato mosaico di informazioni reperite.

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Lo scrittore ricostruisce storicamente la genesi di uno spaventoso "sistema", una vera e propria holding criminale internazionale che, tra la fine degli anni ottanta e gli anni novanta, muove tonnellate di rifiuti industriali, compresi quelli radioattivi provenienti dall'estero, avvelenando vastissime aree geografiche, incluso il mare Mediterraneo e le coste calabresi, dove si sarebbero consumati, pianificati a tavolino sotto la regia dei capi 'ndrangheta, decine di affondamenti, nonché di sversamenti nel territorio calabrese (in particolare l'Aspromonte).

Nella catena di società coinvolte in questi traffici illeciti, spicca la figura inquietante dell'ingegnere Giorgio Comerio, mente strategica di questo business delle "navi dei veleni". Imbarcazioni che partono e rientrano nei porti italiani con a bordo centinaia di bidoni di rifiuti radioattivi e l'intento di smaltire "la merda" in Nigeria, in Libano ed in particolare in Somalia, meta costante di queste spedizioni tossiche senza mittente. "Tra il materiale presente nel fascicolo "Somalia" trovato a casa di Comerio - scrive Carnì - sarebbe stato presente il certificato di morte di Ilaria Alpi...il plico contenente il certificato è poi scomparso dall'archivio della Procura di Repubblica di Reggio Calabria".

Tra i documenti desecretati dalla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti c'è, inoltre, una lista di 90 navi affondate nel Mediterraneo tra il 1989 e il 1995, "navi a perdere" già citate nell'esposto di Legambiente del 1994 che ha dato il la alle indagini del pool del sostituto procuratore di Reggio Calabria Francesco Neri. Il magistrato - che lascia un'importante testimonianza all'interno del libro - ricorda la propria battaglia contro un muro di gomma con le "baionette di latta" ed il "sacrificio" della punta di diamante del pool, il Capitano Natale De Grazia, morto probabilmente per avvelenamento nel 1995, durante uno dei viaggi legati alle indagini sugli affondamenti.

Ed alle memorie di Neri si aggiunge la riflessione monografica dell'esponente di Legambiente Nuccio Barilla, che si apre ad un ricordo intimo di De Grazia: "Un uomo in carne ed ossa- scrive- ma avverso al lecchinaggio ed ai compromessi, in lotta a mani nude, fino alla fine, nella ricerca della verità".

La mini-inchiesta di Maurizio Torrealta lascia, infine, pochi dubbi sull'origine del fenomeno (orchestrato per sopperire alla esigenza delle industrie di smaltire economicamente i propri scarti) e sul chiaro appoggio ricevuto da parte del mondo politico e istituzionale, mentre l'archivio "Mare Nero" presente in chiusura è - come sottolinea lo stesso autore- un tentativo di mappare il materiale presente, per fornire al lettore il confronto tra fonti eterogenee, incluso materiale "pop" come fumetti e romanzi.

"Pensa ai soldi, che con quelli il mare andiamo a trovarcelo da un'altra parte..." ha affermato qualche anno fa un boss di 'ndrangheta intercettato dalla Dda di Reggio Calabria, frase divenuta iconica in tema di ecomafie. La speranza è che oggi, dopo ventitre anni di inchieste, numerosi saggi e sette commissioni parlamentari, in questo stuolo di irresponsabili idioti nasca la consapevolezza di quanto ogni azione di compromissione dell'ambiente si ripercuota, terribilmente, sulle vite di tutti e sulle generazioni future.