Quel giorno, quell’anno… Ricordo di Italo Falcomatà

Riceviamo e pubblichiamo:


Esistono avvenimenti, felici e tristi, che legano indissolubilmente a sé una data. Nella vita di ciascuno vi sono giorni particolari che si stagliano come riferimento fondamentale nello scorrere del tempo. Quel giorno 11 di dicembre di quell'anno, il 2001, costituisce momento importantissimo, quasi uno spartiacque, nella mia vita ed anche nella vita della nostra Città. Momenti come quello non sono solo date ma un insieme di ricordi, di sensazioni, di atmosfere, di profumi, di immagini e di odori dall'enorme potere evocativo. Si tratta di momenti fondamentali in una vita anche proprio perché la traccia profonda che lasciano nell'anima fa si che la memoria rimanga nitida in ogni particolare.
Ricordo la gente nelle strade e nelle piazze di Reggio: uomini e donne che parlavano a bassa voce, con atteggiamento serio, il cui numero aumentava via via che ci si avvicinava a via Marsala, in quella sera fredda e scura, il selciato bagnato che rifletteva le luci. Si indovinava nell'aria un senso di incredulità quasi palpabile, mista a dolore sincero e smarrimento. La luce emanata dai lampioni sembrava non riuscire a sconfiggere quell'aria bruna : quanto sembrava lontana l'estate! Tanto lontana da sembrare solo un sogno che non si sarebbe realizzato mai più. Le luminarie natalizie sembravano non avere colori.
Ricordo la lacrima spiona che rigava il volto del mio fraterno amico Giovanni che quella sera irreale era là, come agente di polizia, a coordinare quella fiumana assorta e silenziosa. E la telefonata da Bari di mio fratello Antonio che mi chiedeva una smentita con voce rotta: meno di un mese prima eravamo stati a trovare Italo, in ospedale.
Folate di vento gelido portavano un vago profumo di caldarroste ed un acre odore di umido e di foglie morte.
Poi l'aula del Consiglio Comunale, che tante volte lo aveva visto protagonista in quella irripetuta stagione di rinascita, nella quale una Città sfiancata riprendeva, grazie a Lui, coraggio e si rendeva cosciente della propria dignità; il feretro meta di un ininterrotto corteo di popolo che salutava il suo Sindaco: il Sindaco del sorriso e della calma determinazione.

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Infine quel pomeriggio freddo e nuvoloso; anzi no: non del tutto nuvoloso. Tra raffiche di freddo vento di bora e di rada, violenta pioggia, di tanto in tanto, per un attimo, tra nembi neri si apriva un breve squarcio azzurrissimo da cui compariva, per un istante, un improvviso, rapido e smagliante sole. Andammo con lui sul Corso verso il Duomo e nessuno voleva lasciarlo solo in quella triste, tragica passeggiata. Reggio era tutta là e non c'erano simboli o bandiere perché, davvero, era stato il Sindaco di tutti. Al di là di ogni banale vuotezza ripetitiva da parola d'ordine, Reggio non Vi ha dimenticato, Signor Sindaco! Ed a chi in quest'anno diventa maggiorenne e non Vi ha conosciuto sarà dovere di chi ha avuto questa fortuna di raccontare e tramandare la Vostra figura ed il meraviglioso sogno che non avete potuto portare a termine a causa di un tremendo destino e di una vita tanto piena quanto breve.

Carmelo Santonocito