Ritorno al passato: talvolta si deve

Conte Di Maio Zingarettidi Nino Mallamaci*-Agli albori degli anni 90 del secolo scorso il sistema politico italiano si pose il problema della governabilità. La ragione principale per la quale la maggioranza dei partiti cominciò a ragionare su questo tema stava nella instabilità, nella brevissima durata degli esecutivi, malattia atavica ma determinata, nell'ultimo periodo, dalla crisi del pentapartito. Dalla fine del compromesso storico, questa era stata la formula cui avevano fatto ricorso democrazia cristiana, partito socialista, partito socialista democratico, partito repubblicano e partito liberale per costruire maggioranze in Parlamento tenendo fuori dall'area di governo il partito comunista, e fuori da quello che veniva chiamato da anni l'Arco costituzionale il MSI, nato facendo esplicito riferimento, già nel simbolo, al fascismo repubblichino. Tuttavia, la litigiosità tra i partiti di maggioranza e all'interno di essi, in special modo tra le diverse correnti della DC e del PSI, era sfociata troppo spesso in crisi di governo, determinando una instabilità cui si doveva in qualche modo porre rimedio. Questo, ovviamente, per grandi linee.

La soluzione individuata per annullare o almeno limitare le fibrillazioni del sistema politico fu il passaggio dal sistema elettorale proporzionale a quello maggioritario (che mantenne, in verità, una significativa quota di proporzionale). Senza entrare nel merito del complesso dibattito dell'epoca, e dei successivi interventi correttivi – spesso peggiorativi, specialmente l'ultimo -, dalle elezioni del 93, tenutesi in diversi comuni, e dalle politiche del 94, tale metodo di elezione è arrivato fino ad oggi con luci ed ombre. Ma già allora molti si posero il problema dell'adattamento della Costituzione al nuovo assetto, rimanendo tuttavia inascoltati. Il più importante e urgente aggiustamento si rendeva necessario e improcrastinabile perchè, in sostanza, la Carta era stata costruita basandosi su un sistema proporzionale puro, e perciò tutte le maggioranze qualificate richieste per vari adempimenti del Parlamento, in primis l'elezione del presidente della Repubblica, con l'avvento del maggioritario andavano riviste. La scelta di un organismo di garanzia, infatti, proprio in ragione della sua natura, non può essere appannaggio della sola maggioranza, ma va condivisa, per quanto più sia possibile, con la minoranza. Lo stesso per le modifiche alla Carta. In quello stesso periodo, inoltre, venne a cadere, dopo lo sdoganamento ad opera di Berlusconi, la conventio ad excludendum (formula coniata, in verità, per i comunisti, insieme al famoso fattore K) nei confronti dei post fascisti, messa in discussione – con esiti disastrosi - una sola volta nel 1960: anche l'Arco costituzionale finì in soffitta.

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E torniamo al presente, dove a un maggioritario spinto si affianca la presenza sullo scenario politico di due forze che nulla fanno per allontanare da esse non il sospetto ma la certezza di voler emulare le gesta tragiche del fascismo storico, da un lato, e di essere affini ai teorici e pratici della cosiddetta democrazia illiberale, capitanati dallo zar di Russia, dall'altro. Il pericolo appena scampato, evitato in virtù di un'operazione per altri e molti versi discutibilissima, non deve indurre ad abbassare la guardia. Anzi. La democrazia italiana va difesa, insieme all'appartenenza del nostro paese al consesso europeo e, aggiungo, occidentale. La nostra Europa è quella dei diritti umani oltre che civili, della separazione dei poteri, della laicità dello Stato, della convivenza pacifica tra diversi, dell'antifascismo. Non è, tanto per intenderci, quella idealizzata da Putin e da Orban, cui Lega e Fratelli d'Italia fanno riferimento. Possiamo anche essere nettamente critici riguardo alla politica economica restrittiva corresponsabile della crisi e della sua lunga durata, portatrice di una ulteriore allargamento del divario tra ricchi e poveri, tra le zone avanzate e quelle depresse dell'Unione. Ma sui principi fondativi, che hanno consentito per quasi 80 anni di mantenere la pace tra nazioni in precedenza sempre in lotta fra loro, su questi valori fondanti non c'è da transigere. Proprio per questo è necessario, in questo particolare frangente storico, un secco ritorno al proporzionale, seguito e accompagnato in politica da una palese ed esplicita riesumazione della Conventio ad excludendum e dell'Arco costituzionale, dal quale vanno escluse quelle entità – non già Casa Pound o Forza nuova, da dichiarare subito fuorilegge – che, con parole, fatti, atti, comportamenti, mettono in discussione le fondamenta della nostra comunità. E cioè, Lega e Fratelli d'Italia. Io non so se e quanto vivrà questo Governo, che per molti versi non mi piace per niente. Spero soltanto che abbia vita abbastanza lunga, e la consapevolezza e il senso di responsabilità sufficienti, per mettere in sicurezza la democrazia e l'appartenenza del nostro Paese al consesso civile internazionale.

*Avvocato e scrittore