Anche i “terroni” votano Lega Nord

salvininuova170218di Simone Carullo - A meno di venti giorni dalle politiche del 4 marzo sono sempre di più i conterranei che dichiarano di voler votare Lega Nord. Qualche giorno fa, in particolare, ho ascoltato attentamente un collega spiegare il motivo di quella che io, modestamente, reputo una scelta sciagurata. Dell'episodio sono almeno due le cose che mi lasciano oltremodo sgomento: la prima è la mia rassegnazione, la mancata voglia di entrare in polemica, di reagire, di provare a spiegare il mio punto di vista; la seconda concerne la costatazione – sempre più amara ed evidente – di come i valori su cui si fonda la nostra cultura stiano diventando ogni giorno più labili.

Il collega adduceva a motivazioni della propria dichiarazione di voto questioni anche comprensibili: "La mia sicurezza (messa in "grave" pericolo dall'invasione dei migranti); la mia pensione; le mie tasse ...".

In tutto questo sviscerarsi di temi e falsi temi, mi è parso che la parolina magica fosse proprio quel possessivo "mia". Di qualunque cosa si tratti, l'unica prospettiva, l'unico orizzonte contemplato, è il ristretto, angusto, solipsistico spazio del "proprio orticello". Dalla scelta politica in questione viene sì espulso il passato, ma soprattutto il futuro. Quel futuro che un tempo si traduceva in espressioni come "i miei figli", "i figli dei miei figli", "le prossime generazioni"; un futuro di cui adesso non ci importa nulla ed al quale - beninteso - nulla importa di noi.

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Oggi tutto si risolve e si sviluppa nel chiuso cantuccio del proprio soggiorno, tra il "divano cammellato" e lo schermo abbagliante che vomita di riflesso tutte le nostre paure - perfino quelle più assurde - e ne genera delle nuove. Tutto si risolve in un individualismo sfrenato, edonistico ed antagonista. Tutto resta ancorato a noi stessi, al "nostro" (casa nostra, casa loro), a quello che abbiamo ed al quel non vogliamo rinunciare. Accogliere vuol dire fare spazio, rinunciare ad un po' del proprio superfluo per offrirlo a chi non ha il necessario; pagare le tasse vuol dire rinunciare ad una porzione di denaro per fini che non sempre comprendiamo.

E per quanto riguarda l'"invasione clandestina", poco male se masse di carne umana restino bloccate nei nuovi campi di concentramento libici, l'importante è che io stia comodo nel dolce tepore del mio salottino ammobiliato. Ma una società che accetta questo compromesso è una società che rinnega di fatto i principi sui quali si fonda. Restare a lavoro vuol dire alzarsi la mattina presto e tornare a casa sfatti la sera tardi.

La solidarietà, la mutua assistenza, l'equità sociale, l'egalitarismo, il multiculturalismo, la tolleranza, l'idea stessa di libertà. D'altronde l'uomo primitivo si nascondeva nelle caverne, mica scriveva "Il gabbiano Jonathan Livingston"!

Ebbene, dalle parole del collega si evince una chiara insoddisfazione dello stato delle cose, una frustrazione tangibile che individua nella politica il suo bersaglio. Valgono pertanto le parole del filosofo e sociologo tedesco Herbert Marcuse: "Esiste certo una diffusa infelicità; e la coscienza felice è piuttosto precaria, crosta sottile che copre paura, frustrazione e disgusto. Tale infelicità si presta facilmente ad essere mobilitata per fini politici; senza spazio per uno sviluppo consapevole, essa può divenire una riserva d'energia istintuale disponibile per la rinascita di un modo di vivere e di morire di tipo fascista".

Da qui la deriva populista salviniana, e più in generale leghista, che sulle paure intestine, sul malcontento e sugli istinti più primitivi della società, costruisce la propria strategia comunicativa ed il proprio programma politico.

Fa specie però che finanche nel Sud Italia ci sia chi cade nella trappola dell'aberrante populismo della Lega "Nord". I meridionali brutti, sporchi e cattivi, "i fannulloni che emigrano perché non hanno senso patriottico", i "terroni" di ogni risma e specie votano proprio i propri detrattori. È madornale!

Nondimeno, se - prendendo per buona l'ipotesi che la Lega Nord abbia smesso di nutrire sentimenti discriminatori nei confronti dei meridionali, ma ne nutra soltanto nei confronti di "africani, mediorientali, slavi, turchi e vari" -, non ne vogliamo fare una mera questione ideologica, basterebbe farne una questione di merito e ricordare che la Lega ha già governato (con Berlusconi) dimostrando ampiamente di non esserne capace. La Lega che vuole ripulire la politica è la stessa che è stata più volte colta con le mani nel sacco (caso Enimont, Belsito; scandalo rimborsopoli ecc.).

Lo stesso Salvini, che ha avuto buon gioco nel parlare dei meridionali non proprio in termini lusinghieri, che candida Umberto Bossi al Senato (il quale tra le tante colpe che ha c'è quella di essere padre del Trota), risulta essere uno degli europarlamentari europei con più assenze in assoluto, per lo stesso motivo aspramente redarguito – nel gennaio 2014 - dall'eurodeputato socialista Marc Tarabella...ecc. ecc..

Sia come sia, il 4 marzo la Lega Nord farà man bassa di voti "terroni". Si chiama sindrome di Stoccolma!

Sia come sia, i "terroni"