Così fu ucciso il boss Pasquale Marando

Pentito500di Angela Panzera - Invito a cena con delitto. Non è il film di Robert Moore e non siamo in una villa newyorkese negli anni Settanta. Siamo a Platì: 27 gennaio del 2002. È in questa data che il boss Pasqualino Marando sarebbe stato ucciso a colpi di pistola dopo aver cenato con i suoi stessi assassini. Un incontro che, i magistrati antimafia reggina Giovanni Calamita e Antonio De Bernardo, ricostruiscono a 15 anni di distanza attraverso un provvedimento di fermo. Giovedì scorso i Carabinieri del Ros centrale, insieme ai militari del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, hanno condotto in carcere Rosario Barbaro, classe 1940, detto "Rosi" o "Rosi da Massara"), Saverio Trimboli, classe 1974, alias "Savetta", Rosario Marando, classe 1968, Bruno Polito, classe 1972, Domenico Trimboli, classe 1981), ritenuti a vario titolo responsabili di una serie di omicidi, aggravati dal metodo mafioso, commessi nel corso della faida tra le famiglie Marando e Trimboli. Una lotta intestina tra due "rami" della stessa famiglia che insanguinò Platì tra la fine degli anni 90 e i primi anni 2000. Cinque in tutto furono i delitti. Delitti commessi non solo per "spodestare" i Marando dalla leadership della coca , ma anche e soprattutto per eliminarli fisicamente dal tavolo della 'ndrangheta di Plat', uno dei "locali" più importanti nella geografia mafiosa. Sull'omicidio di Pasqualino Marando, il cui corpo non verrà mai rinvenuto, è da anni che circolano voci sulla dinamica. Adesso grazie a una serie di intercettazioni e incroci investigativi con le inchieste "Nostromo", "Igres, "Tamanaco" e "Riace", nonchè grazie alle dichiarazioni di ben sei collaboratori di giustizia, la Dda guidata da Federico Cafiero de Raho fa luce sui presunti esecutori del delitto e soprattutto sul mandante e le ragioni della faida platiota. Ad essere accusati dell'assassinio di Marando sono Rosario Barbaro, Domenico e Saverio Trimboli in concorso con altri due soggetti, non colpiti dal decreto di fermo, ma gravitanti nell'orbita della famiglia Trimboli. Rosario Barbaro è ritenuto il mandante e non sarebbe stato presente alla cena culminata con l'uccisione del boss. Secondo la ricostruzione dell'Antimafia i Trimboli invece, sarebbero stati tutti presenti all'incontro-tranello e tutti sono accusati di essere i "concorrenti materiali" e nello specifico "Savetta" Trimboli è ritenuto l'esecutore materiale. L'indagato infatti, avrebbe sparato due colpi di pistola contro Marando. Due colpi fatali che lasciarano in una pozza di sangue il "re" della coca. In particolare Saverio Trimboli, dopo aver dato una spallata" ad uno suoi presunti complici, per consentirgli di allontanarsi velocemente subito prima dell'inizio dell'azione, in modo da non essere colpito e di "coprire" la via di fuga, ha sorpreso Marando e lo ha freddato. L'omicidio è aggravato dalla premeditazione poichè lo stesso sarebbe stato "deliberato nei massimi consessi mafiosi della locale di Platì e quindi consumato ideando una macchinazione volta ad attirare la vittima in un vero e proprio tranello, convincendolo a recarsi sul luogo dell'agguato mortale per discutere con i Trimboli dei dissidi venutisi a creare in relazione alle problematiche inerenti alla gestione e spartizione dei proventi del traffico di droga nonché inerenti alcuni pregressi fatti di sangue tra i quali gli omicidi di Antonio Giuseppe Trimboli, Rosario e Saverio Trimboli, classe 1977". L'obiettivo per i Trimboli era chiaro: dovevano avere il sopravvento sulla cosca Marando nella faida che vedeva coinvolte le due 'ndrine. E più in generale con l'uscita di scena di Pasqualino Marando andavano a regolare dei rapporti di forza tra le varie componenti criminali all'intemo della "locale" di Platì.

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La "mente" del piano diabolico sarebbe Rosi Barbaro, ritenuto dall'Antimafia uno dei più influenti capimafia della Locride e per questo condannato in primo grado, a 15 anni di carcere, dal Tribunale di Locri nell'ambito del processo ordinario scaturito dall'inchiesta "Saggezza". La sua posizione è attualmente al vaglio della Corte d'Appello reggina, ma per l'indagato mercoledì scorso si sono riaperte le porte del carcere. "Barbaro- scrivono gli inquirenti nel fermo- (che era già in contrasto con Pasquale Marando per questioni di supremazia mafiosa sul territorio di Platì)- nella sua qualità di esponente apicale della locale di Platì, partecipava a summit mafiosi in occasione dei quali si deliberava l'eliminazione fisica di Marando. Il boss Barbaro avrebbe dato il suo assenso ai Trimboli per il delitto ed in particolare avrebbe quasi "istigato" Saverio Trimboli a compierlo "rappresentandogli, fino ai momenti immediatamente antecedenti alla fase esecutiva, la necessità di ucciderlo affermando che, in caso contrario sarebbe stato Marando ad uccidere tutti i Trimboli". A raccontare genesi ed epilogo dell'omicidio sono stati i "pentiti" Rocco Varacalli, Angelo Salvatore Del Monte, Roberto Moio, Antonio Femia alias "Titta", Rocco Marando e Domenico Agresta, alias "Micu McDonald", rispettivamente fratello e nipote del boss morto ammazzato.

Rocco Marando collaborerà sia con la Dda di Torino che con quella dello Stretto e ai pm antimafia racconterà tutti i dettagli sull'uccisione del fratello.

Ecco il suo racconto: "Mio fratello Pasqualino è stato ucciso in data prossima all'entrata in vigore dell'euro(...) seppi della morte di Pasqualino in quanto mio fratello Rosario mi chiese di scendere in Calabria in quanto lo stesso Pasqualino mi doteva parlare. lo mi recai in Calabria insieme a mio fratello Nicola e ci trovammo a casa di Giuseppe Aquino sita in Gioiosa Ionica. Qui, mio fratello Rosario e Giuseppe Aquino ci riferirono che in realtà Pasqualino era stato ucciso da poco tempo. Ricordo infatti che mio fratello Rosario si trovava in Spagna e venne richiamato in Italia da Domenico Trimboli, detto Crozzia, il quale gli disse "devi tornare", Rosario rientrò in Italia, ritenenendo che fosse capitato qualcosa di grave. Rosario quindi venne a sapere da Giuseppe Aquino che Pasqualino era stato ucciso. Poi Rosario chiamò me e Nicola e ci informò dell'omicidio di Pasqualino. Ricordo che Rosario, a casa di Giuseppe Aquino e in assenza della moglie di quest'ultimo, ci disse che Pasqualino era stato ucciso dal cognato soprannominato "Savetta" ossia Trimboli Saverio con due colpi di pistola alla testa. Rosario e Giuseppe Aquino mi dissero che Pasqualino venne ucciso di mattina, a Platì ,in centro paese, a casa di Rocco Trimboli , detto "u nandu", figlio di Trimboli Domenico. Non ricordo il vicolo e il civico della suddetta abitazione, ma sarei in grado di indicarla. Rosario e Giuseppe Aquino, oltre a dirmi di "Savetta", mi indicarono le persone presenti all'omicidio di Pasqualino Marando; vado ad indicarle: Trimboli Natale, Trimboli Bruno, Trimboli Domenico detto "Tambroni", Virgara Michele, Trimboli Domenico, figlio di Bruno e cognato di mio fratello ROSARIO, Trimboli Giuseppe, detto "U Biondo" (che fu colui che invitò Pasqualino all'incontro), Trimboli Antonio, detto "Michelangelo", e Trimboli Rocco, figlio di Domenico, detto "U Nandu"; era presente anche Giuseppe Aquino: quest'ultimo mi disse che oltre ad essere presente aveva anche cercato di convincere Pasqualino della rischiosità dell'incontro. Ciò nonostante Pasqualino volle recarsi all'incontro.

Aquino Giuseppe non venne ucciso in occasione dell'omicidio di Pasqualino. Aquino mi disse che Trimboli Saverio, detto "Savetta", diede una spallata al fratello Natale. Si trattava di un segnale di avvertimento e Natale subito si allontanò. Poi Savetta prese la pistola e sparò a Pasqualino. Aquino ebbe paura di essere colpito anche lui e si buttò su Trimboli Giuseppe detto "U Biondo". Quest'ultimo disse ad Aquino: «non ti preoccupare chi vi tocca a voi», ciò nonostante Aquino si allontanò dalla casa e lasciò la camicia, sporcata del sangue di Pasqualino, in mano a Giuseppe che cercava di trattenerlo e di convincerlo a restare in casa poiché non gli sarebbe successo nulla (..) La sera stessa dell'omicidio, "Savetta" ed altre persone si recò a casa di Pietro Portelesi, in Natile di Careri, e chiese al padre di questi (di cui al momento mi sfugge il nome) che era stato mandato da Pasqualino per ritirare le armi. Fu così che iil Savetta prelevò tutte le armi che erano state di proprietà di Pasqualino. Qualche giorno dopo a casa di Pietro si recò Michele Virgara, cognato di mio fratello Pasqualino, e prelevò tutti i soldi in contanti che erano appartenuti a mio fratello e li portò a Gioiosa Marina da Giuseppe Aquino. Fu qui che io, dopo essere stato convocato da Rosario insieme a mio fratello Nicola, ebbi modo di vedere e contare i dollari che mio fratello Pasqualino aveva guadagnato: si trattava di una cifra pari a circa 25 miliardi di vecchie lire. Ho poi visto le banconote in lire che Virgara portava a casa di Aquino e che Rosario provvedeva a consegnare a Rocco Aquino, fratello di Giuseppe, affinché le cambiasse in euro. Parlando con mio fratello Nicola ho appreso che il patrimonio di mio fratello Pasqualino ammontava a circa 65 miliardi di vecchie lire. Nicola mi diceva, infatti, che tra i soldi che avevamo contato noi a casa di Aquino, quelli che avevamo visto transitare a casa di quest'ultimo e quelli sequestrati in Svizzera, quando ancora Pasqualinp era in vita, l'ammontare delle liquidità era pari alla cifra sopra indicata. Mi diceva Nicola che nonostante l'entità della cifra noi facevamo la fame".

Rocco Marando però non sa che fine abbia fatto il corpo di suo fratello, ma rinvenuto infatti. "Immagino che Pasqualino- ha continuato il collaboratore di giustizia- sia stato sepolto nei terreni di Trimboli Giuseppe detto "U Biondo" siti in Contrada Calvario di Platì'. Noi Marando abbiamo chiesto più volte ai Trimboli di restituirei il cadavere di Pasqualino, ma loro ci hanno risposto negativamente in quanto non era stato loro consegnato i cadavere di Antonio Trimboli, Rosario Trimboli e il loro cugino scomparso unitamente a Rosario". Marando ha parlato anche della "sete di vendetta" appartenente a Rosi Barbaro: "voglio precisare che la persona che mi disse che tutta la famiglia Marando doveva essere eliminata è Rosario Barabaro, detto "da Massara". Non sono in grado di riferire per quale motivo Barbaro, residente a Platì e parente di mio suocero, abbia motivo di astio nei confronti di noi Marando. Barbaro, che io conosco di persona, ha riferito della sua volontà di eliminare noi fratelli Marando ad alcune persone di Platì. Tra queste a Barbaro Antonio, detto "U Nigro" e a Perre Giuseppe, detto " U Maistro". Sono stati i miei fratelli, in particolare Francesco, a dirmi dell'intenzione del Barbaro di uccidere noi Marando".

Ma è con "Mico McDondald" che gli inquirenti chiudono il cerchio. Il nipote del boss Marando, infatti è un vero e proprio asso nella manica per le Dda di Reggio Calabria e Torino. Domenico Agresta, 28 anni, nato a Locri, ma era residente a Volpiano, nel torinese. "Mico McDonald" è il suo soprannome e non perché ama cenare nei fast food, ma per la sua stazza fisica che associata a quella criminale gli ha permesso, seppur giovane, di conquistarsi un ruolo di primo piano nella 'ndrangheta che dalla Locride ha messo sotto scacco il Piemonte. Ed in fatti "Mico McDonald" è un neo "pentito" della Dda di Torino.Agresta sarebbe entrato nel mondo della 'ndrangheta quando aveva solo 20 anni. Nell'ottobre del 2008 a Borgiallo, piccolissimo comune del Canavese, si consuma una vera e propria esecuzione. Agresta avrebbe sparato un colpo alla nuca di Giuseppe Trapasso, 23 anni all'epoca, piastrellista di San Benigno. Prima lo avrebbe attirato in una trappola, poi lo avrebbe uccide. Un complice avrebbe bruciato l'auto con il corpo dentro per cancellare le prove. Nei mesi scorsi "McDonald" ha vuotato il sacco e il suo legame con la terra natia appare ancora saldo e adfesso le sue dichiarazioni, in riferimento all'uccisione dello zio Pasqualino, sono state rese pubbliche. "Si tratta di dichiarazioni- è scritto nel fermo eseguito dai Carabinieri" provenienti da fonte altamente qualificata posto che l'Agresta è il nipote della persona scomparsa ed ha una dote di 'ndrangheta molto elevata.

Si evidenzia che le fonti di Domenico Agresta sono le più qualificate, dato che il collaboratore riporta i fatti che gli sono stati riferiti dall'esecutore materiale, dal fratello dello scomparso (''erede morale e patrimoniale" dello stesso) e dal proprio genitore (il quale è cognato di Pasqualino e possiede egli stesso una dote di 'ndrangheta elevatissima)". A partire dal novembre dello scorso anno Agresta all'Antimafia ha riferito del ruolo di Rosario Barbaro e specifica di averlo saputo direttamente da Saverio Trimboli, alias "Savetta".

Agresta: "Saverio Trimboli ha passato parecchio tempo al bar con Rosario Barbaro il quale lo spronava a uccidere quella notte Pasqualino Marando perché lo aveva per le mani e perché, se non lo avesse fatto, sarebbe stato mio zio Pasqualino Marando a uccidere tutti loro primo o poi. Questa circostanza me l 'ha riferita direttamente

Saverio Trimboli davanti a mio zio RosarioMarando". Nel successivo interrogatorio del 13 gennaio spiegava anche i motivi di rancore di Barbaro nei confronti di Pasquale Marando: "Per come riferitomi sia da mio padre, sia da mio zio Natale (che però era contro mio zio Pasqualino), sia dai miei cugini Agresta (in particolare da

Domenico), che da altri miei familiari, i rapporti tra mio zio Pasqualino e Rosario Barbaro erano sempre stati pessimi; preciso che Rosario Barbaro, i Perre, i Barbaro "nigri" avevano il "benestare" a comandare a Platì da parte dei Papalia e dei Barbaro "castani"; questo assetto di potere però non era gradito a mio zio, che tendeva di fatto a comandare su tutti (peraltro aveva lui stesso doti di 'ndrangheta altissime), non riconoscendo il potere dei Barbaro-Perre e spesso

umiliandoli, facendogli pesare il suo maggiore spessore criminale e vessandoli in vario modo,· so, per averlo appreso dalle persone che ho detto prima, che, ad esempio, Barbaro Rosario ed il suo gruppo non potevano nemmeno intraprendere un traffico di droga o importare una partita all'insaputa di mio zio Pasqualino (se ciò avveniva mio zio li puniva, una volta arrivando a far gambizzare la persona che aveva fornito lo stupefacente), né potevano infiltrarsi in qualche appalto senza il suo consenso (cosa che avvenne in relazione ad una galleria che si stava scavando nella montagna di Platì, allorché mio zio si unfuriò e fece addirittura bloccare i lavori, al punto che rimase un "buco" nella montagna dove noi passavamo con i motorini o dove si facevano passare le pecore al pascolo,· non so se poi questi lavori sono stati completati dopo la morte di Pasqualino); i contrasti erano tali che mio zio Pasqualino fece avvisare Barbaro Rosario ed i suoi accoliti che li avrebbe uccisi e fatti sparire".

Altre informazioni, circa il presunto ruolo di mandante ed istigatore assunto da Rosario Barbaro, venivano fomite al collaboratore Agresta da Michele Virgara, definito un testimone oculare dei fatti: "preciso ancora che secondo Michele Virgara l 'incontro doveva essere finalizzato a raggiungere la pace e fino alla sera tutto era andato bene, avevano mangiato e scherzato tutti insieme; Saverio Trimboli non sembrava intenzionato ad uccidere, però durante la notte è uscito ed è andato al ristorante di Rosario Barbaro "u rosi da massara" dove questi «gli ha fatto il lavaggio del

cervello» gli ha fatto cambiare idea con frasi del tipo «se non approfitti adesso Pasqualino ucciderà voi», così Saverio quando è tornato in casa ha ucciso mio zio. Lo stesso racconto me lo faceva mio cugino Domenico Agresta, per averlo appreso da Domenico Trimboli e lo stesso racconto mi è stato fatto da mio zio Rosario in carcere, facendomi intendere che era stato proprio Saverio Trimboli con quel racconto a fargli capire che la responsabilità dell'omicidio era da attribuire a Rosario Barbaro "u rosi da massara". Saverio Trimboli con me in carcere si limitò ad ammettere nei termini che ho detto la sua responsabilità per l'omicidio senza aggiungere molti particolari. All'alba Saverio Trimboli è tornato nella casa e ha trovato mio zio Pasqualino Marando sveglio che si stava facendo la barba, a questo punto gli ha sparato(..). Preciso che, ma è una mia opinione, che nella casa quella notte non ci fosse anche Natale Trimboli perché in questi casi si evita di far partecipare due fratelli insieme, per evitare il rischio di essere ammazzati in due della stessa famiglia. Peraltro ritengo che il giubbotto, e quindi le armi, di cui mi ha detto mio cognato Giuseppe Molluso, le avessero Saverio Trimboli e Domenico Trimboli, che non sono tra loro fratelli. Qualcuno mi ha raccontato che dopo averlo ucciso Saverio Trimboli abbia pianto, perché comunque gli era affezionato. Quindi hanno preso il corpo e lo hanno caricato su una Punto e lo hanno portato lungo la strada che va al Calvario, strada dove ha la casa la sorella di Saverio Trimboli, moglie del fratello di mia zia Caterina (moglie di mio zio Antonio Agresta): hanno oltrepassato la casa e, dove inizia l'Aspromonte, lo hanno seppellito. Lo hanno seppellito in quella zona in quel luogo che non mi è stato detto ma vicino a dove aveva la terra Antonio Trimboli. Mio cugino Luigi Marando, figlio di Pasqualino, voleva avere il corpo di suo padre, ma i Trimboli hanno risposto che glielo avrebbero dato se lui avesse fatto avere loro i corpi di Rosarioe Antonio Trimboli. Mio zio è stato ucciso intorno al 2002. Dalla sua morte in poi, tutti hanno iniziato a parlare male di lui dandogli tutti i torti, anche se li aveva fatti arricchire tutti. Prima della morte, invece, tutti stavano con lui, o per paura o per interesse. Dopo l'omicidio di mio zio Pasqualino Marando, non subito ma dopo un po' di tempo quando la tensione è calata, sempre su ambasciata di mio padre, di Domenico e Antonio Papalia, di mio zio Antonio Agresta e di Ciccio Barbaro detto Castano, che erano tutti in galera, è stato ordinato che bisognava riappacificarsi e non doveva più morire nessuno. In caso contrario, se fosse stato ucciso qualcuno, o da una parte e o dall'altra, sarebbero stati uccisi tutti i miei zii, o i Marando o i Trimboli. C'è stata quindi una riunione della 'ndrangheta, non a Platì, ma non so dire dove, a cui so che hanno partecipato Rosario Barbaro detto Massara, Pasqualino Papalia, mio zio RosarioMarando, Nunzio Novella, qualcuno degli Aquino ma non so chi, Domenico Barbaro detto Castano mi pare. C'erano anche persone che non erano di Platì ma che avevano la stessa dote di mio zio Pasqualino. Era una riunione non del locale di Platì, ma del «Crimine». Mi sembra fosse presente anche Antonio Pelle detto Gambazza. Durantee la riunione hanno fatto dare la mano a mio zio Rosario Marando con Saverio Trimboli e Natale Trimboli, facendo promettere loro che non sarebbe più capitato nulla. Infatti così è stato".

Il sangue aveva finito. La morte di Pasqualino Marando aveva decretato la fine della faida con una "vittoria" dei Trimboli. Adesso tutti sono in carcere.