Liberate la Reggina

regginacatenedi Paolo Ficara - I confini tra sogno e realtà. L'esistenza di un gruppo di investitori mediorientali, interessati a fare calcio in Italia partendo con un investimento iniziale contenuto (e quindi in Serie C, non essendosi forse presentata alcuna situazione favorevole in B), corrisponde sicuramente a realtà. Che Reggio Calabria sia tra le piazze più blasonate della terza serie, con un passato recente lì a dimostrare che sappiamo e possiamo ballare in mezzo alle grandi, è un altro dato reale.

In settimana avverrà l'incontro tra la P&P Sport, che detiene l'ampia maggioranza della Reggina, ed i rappresentanti legali di questa che definire cordata sarebbe spregiativo. Da un paio d'anni, monitorano l'evolversi della situazione calcistica sulla sponda calabrese dello Stretto. Non è che hanno aperto l'atlante, chiuso gli occhi e messo il dito su Reggio Calabria.

Al tavolo non dovrebbe sedersi alcun rappresentante di politica o istituzioni. È stato il sindaco Falcomatà ad entrare in contatto con queste forze imprenditoriali, coinvolgendole per un progetto legato alle strutture. Probabilmente, la sua presenza non è ritenuta necessaria.

--banner--

Dunque, c'è chi si siederà al tavolo per motivi prettamente economici. Poi c'è chi attenderà l'esito di tale incontro, per motivi anche sociali oltre che capitalistici, legati all'assegnazione di stadio "Granillo" e centro sportivo Sant'Agata. E poi ci sarà un'altra componente non meno importante, anzi, forse la principale, che al tavolo non sarà invitata: la tifoseria.

Il pubblico di fede amaranto non conosce gli investitori potenzialmente interessati. Non ne immagina minimamente le capacità. Anzi, la percentuale degli scettici, che fino all'ultimo non crederanno nemmeno all'esistenza di una trattativa che tuttavia deve ancora nascere, è considerevole.

Da un lato, investimenti tesi a far fruttare le strutture, nonché un immediato potenziamento della squadra per un campionato di vertice. Dall'altro, tirare a campare in attesa di non si sa cosa. Non ci sono dubbi: se la tifoseria fosse invitata all'incontro, si siederebbe dal lato degli investitori.

E veniamo al sogno. Ogni tifoso desidera un proprietario capace di portarlo nei posti dove c'è del buon vino, per dirla alla Piero Pelù. Reggio è una piazza ancora affamata di calcio, forse perché non ci siamo goduti in pieno gli anni belli. In questo momento è prigioniera di una realtà da incubo, per colpa di una classe istituzionale-politica che non si è curata di creare una solida alternativa, prima di disarcionare il passato. Il tifoso della Reggina è prigioniero, autoconsegnatosi senza nemmeno rendersi conto. Serve qualcuno che innanzitutto ci liberi dal giogo, ancor prima di farci sognare il ritorno nel grande calcio o uno stadio finalmente confortevole e moderno.

Serve qualcuno che restituisca la Reggina alla propria gente. Colui che oggi ha in animo di diventarne il presidente, sappia che un rapporto con i tifosi è necessario. Ed i rapporti iniziano dal primo giorno, dal primo momento. Quando vi siederete a quel tavolo, al di là dell'aspetto affaristico che è fondamentale, sappiate che fuori dalla stanza esiste un popolo. Quel popolo va rispettato. Mentre verrà scritta un'offerta, i polpastrelli dovranno avvertire le vibrazioni di decine di migliaia di cuori amaranto. Iniziare una trattativa e portarla fino in fondo, resistendo ad eventuali atteggiamenti indisponenti della controparte. Liberate la Reggina, ed il rispetto difficilmente vi verrà tolto.