Reggina: nel calcio, o si è utili o si è dannosi

hulkhogandi Paolo Ficara - Ve lo ricordate Hulk Hogan? Il campione del wrestling (quello sport in cui ci si mena per finta, tanto si sa già chi vincerà), all'inizio come al termine di ogni incontro, si rivolgeva alle quattro tribune con la mano all'orecchio. L'intento era di ascoltare, a pieni padiglioni, l'incitamento del pubblico. A Reggio è da qualche settimana che tendiamo l'orecchio, in attesa di sentire uno, almeno uno, tra Praticò, Maurizi e Basile, assumersi la responsabilità di risultati negativi e prestazioni agghiaccianti della Reggina. Sta per venirci la tendinite.

Cominciamo dal più giovane. Evidentemente nessuno ha spiegato a Basile che, su queste colonne, abbiamo attaccato gente come Simone Giacchetta e Gabriele Martino. Qualche pagina di storia, con la Reggina, l'hanno sicuramente scritta. Ma non per questo meritavano impunità, leggasi assenza di critiche circa il loro operato. A maggior ragione, non capiamo come possa pretenderla chi è al primo vero anno da dirigente, dopo essere arrivato ad Ischia a stagione iniziata tre anni fa. E dunque, nel proprio mestiere, ha la bocca che puzza ancora di latte.

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Forse la conferenza stampa di Basile, in cui ha solo parlato di disfattismo e notizie non vere (ergendosi, dunque, a possessore della verità), ha rappresentato il tentativo di attirare su di sé le attenzioni. Facendo da schermo nei confronti di società, tecnico e squadra. Se è così, l'intenzione è stata lodevole. Così come lodevole è stato il calciomercato da lui condotto, nonché l'atteggiamento cattivo ed al tempo stesso umile dei mesi estivi. Visti i personaggi che girano oggi nel mondo del calcio, Basile sarebbe uno che potrebbe fare carriera. In quanto a competenza calcistica e proprietà di linguaggio ai microfoni, confronto a lui, l'attuale direttore sportivo del Milan perde 4-1.

Ma adesso, i suoi compiti dovrebbero essere altri, se si trovasse all'interno di una società normale. Dopo essere stato utile in estate, individuando calciatori dal buon bagaglio tecnico, adesso dovrebbe prendere atto che lo spogliatoio è deflagrato in mano all'allenatore. E dovrebbe dunque recarsi dal presidente, a spiegare che bisogna ricorrere all'esonero. Ma tutto ciò, il coordinatore dell'area tecnica, non può farlo e lo sa. E dovrebbe anche sapere che nel calcio, quando non si è più utili, si diventa dannosi.

Come dannosa è stata la scelta di portarsi cinque calciatori a cena, nel periodo in cui stanno rievocando scene del film "L'allenatore nel pallone". Qualunque società seria, in presenza di certi risultati e sapendo (o, non sapendo, vedendo da Facebook) che un dirigente seleziona i calciatori da portarsi a tavola, lo convocherebbe immediatamente. E, nel dubbio, potrebbe chiedergli se la pizza abbia provocato problemi gastrici, tali da giustificare la pessima prestazione con la Sicula Leonzio. Prima, eventualmente, di spedire il dirigente in questione a seguirsi anche i turni infrasettimanali del campionato uzbeko, nell'intento di tenerlo il più lontano possibile da Reggio Calabria fino al termine del suo mandato.

Chissà se la prossima settimana, ascolteremo le due paroline magiche: "abbiamo sbagliato". Mettendo da parte la presunzione, oltre che le inutili rimostranze contro ambiente circostante ed arbitro. Convincendosi che la propria carriera dipenda dai risultati di gruppo, e non da un rinnovo ottenuto a metà stagione. Però, a pensarci bene, Maurizi lo ha detto giovedì: "Quando c'è un problema, c'è una soluzione. Se non c'è una soluzione, meglio andarsene via".