'Ndrangheta nelle Marche, cessioni simulate di immobili e usura: chieste 14 condanne

- Nel procedimento scaturito dalla cosiddetta "Operazione Aspromonte" la Procura di Ancona ha chiesto una condanna a sei anni di reclusione per Giuseppe Ioppolo, un imprenditore edile di origine calabrese, residente a Fano, accusato di riciclare, con investimenti nell'edilizia locale, soldi in odore di 'ndrangheta anche attraverso legami diretti con la cosca Falconieri. Davanti al collegio presieduto da Giovanni Spinosa, il pm Rosario Lioniello ha chiesto una pena di sei anni anche per Michele e Salvatore Auddino, tre per Giuseppe Macrì e due anni ad altri dieci imputati. Per Federica Ioppolo, ritenuta estranea ai fatti, è stata chiesta l'assoluzione.

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L'addebito contestato, a vario titolo, è di trasferimento fraudolento di valori e usura, a partire dal 2006, aggravato dalla contestazione dell'utilizzo del metodo mafioso. Per l'accusa, sarebbe stato creato un meccanismo che, con operazioni immobiliari fittizie, avrebbe permesso di riciclare i soldi della 'ndrangheta che venivano impiegati in una serie di operazioni immobiliari e cantieri edili avviati nelle Marche. Il procedimento era scattato nel 2014 con l'operazione "Aspromonte" del Gico della Guardia di finanza sfociata in denunce e sequestri per un valore di una dozzina di milioni di euro tra Ancona e Pesaro. Il 'cartello' di imprese edili, per la Procura, avrebbe fatto capo a Giuseppe Ioppolo che avrebbe creato una rete di aziende, intestandole a prestanome, per dare vita a una girandola di compravendite simulate di immobili. E avrebbe concorso in vari episodi di usura ai danni di imprenditori di Marotta e Urbino, con assegni postdatati e maggiorati in copertura. L'imprenditore, difeso dall'avvocato Corrado Canafoglia, e gli altri imputati, hanno sempre respinto tutte le accuse. La sentenza è attesa per l'11 ottobre.